''La vita è un naufragio continuo'' è un'affermazione del famoso regista Eusebio Velasco, citazione da un suo film, in un gioco che sin dall'inizio mostra la sua duplicità, la labilità di confini tra realtà e finzione, che è della vita come del teatro.
Una vita in cui si è ''perseguitati dalla notte'' e solo quando si uscirà dalla recita, alla fine, confessando finalmente di star male si potrà finalmente dire veramente ''sto bene'', che è l'ultima battuta di questo Ciarlatani, commedia dello spagnolo Pablo Remon, prodotto dalla Cardellino Srl di Silvio Orlando, che ne è il protagonista.
Lo spettacolo, dopo il debutto spoletino, inizierà la sua tournée da febbraio 2024, partendo da Correggio per arrivare subito dopo nei grandi teatri, dal Mercadante di Napoli all'Argentina di Roma, dal Carignano di Torino a Bolzano. Questo spettacolo, con la puntuale regia dello stesso autore Remon, è, come raramente accade, teatro puro, grande teatro, perchè il lavoro, pur nella sua complessità, nella costruzione a incastri e scene con continui passaggi tra vita quotidiana, recitazione in scena e nella vita, e sogni, trova una sua limpida chiarezza e coinvolge lo spettatore nei suoi slittamenti e nel succedersi dei diversi personaggi, ciarlatani proprio per la loro doppiezza e il voler ''essere sempre la migliore versione di se stessi'', interpretati dagli attori, a cominciare da uno strepitoso Orlando, ora Velasco, ora Diego Fontana, regista di serie tv in crisi, ma anche un sorprendente bambino di sei anni o un barista originario del Kazakistan (un altrove anche questo più immaginario che reale, per una figura, quasi un deus ex machina che tira i fili finali). La forza di questo testo tutt'altro che semplice, che vedrà comparire in scena anche qualcuno che si presenta come l'autore per confessarsi parte del gioco, quale sorta di cleptomane di testi, l'essere un plagiatore seriale con tutti i suoi scritti, è nel mettere lo spettatore al centro di una sorta di giostra che è anche emotiva e colpisce per la naturale capacità e verità che le danno gli interpreti nel passare dal comico al commovente, dall'ironico parodistico al drammatico. In fondo, con alcuni inserti di altre situazioni collegate, seguiamo le vicende, da una parte, di una giovane aspirante attrice, Anna, la figlia di Velasco, spinta a questo impegno con un'ambizione che la porta a misurarsi con Sarah Kane e che le procura solo una serie di fallimenti per compiacere il padre, tanto da compensarli con sogni ansiogeni in cui si vede premiata con una David di Donatello, che poi però lo stesso padre arriva a levarle di mano. Dall'altra, del regista Fontana, che dopo un incidente aereo rivede la sua carriera artistica come un totale sbaglio e vuole tirarsi indietro da una serie commerciale con la grande star Veronica Del Rey, che lui stesso ha convinto ad accettare la parte, per realizzare una sceneggiatura inedita del grande Velasco, una sorta di film intitolato ''Parusia'' (= presenza, arrivo di una rivelazione) con echi di Antonioni, e lo vediamo, per questo, impegnato in un intenso e esilarante confronto col suo produttore Alex. Silvio Orlando è di una bravura e finezza malinconica e comica che strappa gli applausi, ora sorpreso, ora deluso, per certi versi visionario come un artista, come un vero attore, e con lui sono, nelle complesse scene realistiche di Roberto Crea, tutti al loro meglio in più parti, Blu Yoshimi, una Anna che va svegliandosi dai suoi sogni, Francesco Brandi prima autore e poi subdolo produttore cocainomane, e Francesca Botti.
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