Inizia in modo spettacolare e
affascinante e nella magia fatta di nulla propria dell'arte del
teatro e che alla fine strappa un grande applauso a scena
aperta, che non sarà l'unico di questo elegante e coinvolgente
lavoro di Alessandro Serra, ''La tempesta'' di Shakespeare.
Reduce dal gran successo del suo ''Macbettu'', premio UBU 2017
come miglior spettacolo dell'anno, ne firma adattamento, regia,
scene, luci, suoni e costumi e che va in scena all'Argentina di
Roma sino al 15 maggio, continuando poi la sua tournee in giro
per l'Italia e all'estero (a luglio ad Avignone). Le luci di
sala si spengono molto lentamente, creando quell'oscurità da cui
nasceranno le immagini teatrali, la suggestione della grande
tempesta e naufragio della nave del Re di Napoli, che apre la
vicenda. La luce rivela nuvole scure, poi un grande telo nero
si scuote prima come mare in tempesta (con un eco strehleriano),
poi si tende e si innalza come vela di nave e sipario con grande
forza suggestiva, mentre in basso uno o più corpi si dibattono
travolti dalle onde e sospinti sulla riva dell'isola dove tutto
governa Prospero, che vi giunse anche lui naufrago anni prima
con la figlioletta Miranda, lasciato alla deriva su una nave
scassata dal fratello Antonio, che gli usurpò il trono di
Milano. Prospero grazie alla sua cultura e ai suoi libri ha
ora poteri assoluti su uomini e elementi, ha soggiogato la
strega che era padrona dell'isola e ridotto in schiavitù il
mostruoso figlio di questa Calibano, ha conquistato e tiene in
servitù Ariel capace di grandi incantamenti, con la promessa di
futura libertà. E' lui quindi che fa scatenare la tempesta,
approdare i naufraghi in luoghi diversi in modo che ognuno pensi
gli altri siano affogati.
Più che sulla drammaturgia e la parola, Serra lavora sulla
visione, sugli effetti di luce, sulle apparizioni in quadri di
grande suggestione, irruzioni oniriche e musicali. E il pubblico
è conquistato e applaude richiamando e richiamando gli
interpreti in scena, dal Prospero di Marco Sgrosso all'Ariel di
Chiara Michelini, il Calibano di Jared Mcneill con tutti gli
altri, più figure che personaggi in questo particolare
allestimento.
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