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Balsamo, teatro riparte ma serve tax credit

Balsamo, teatro riparte ma serve tax credit

Produttore, "incassi giù del 30-50%. Due anni per normalità"

ROMA, 20 febbraio 2022, 20:34

Daniela Giammusso

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Il teatro oggi? Sono ottimista di natura, lo sono sempre stato.

E non sarò mai cauto.

Se lo fossi, forse mi sarei fermato, forse avrei detto 'aspettiamo un altro anno'. Oggi, però, serve un'iniezione di energia, un booster di liquidità". Dopo due anni di pandemia, di sale chiuse e sipari abbassati, di stagioni a intermittenza e di regole stringenti che più di tutti hanno strozzato lo spettacolo dal vivo, il teatro è ripartito. O almeno così sembra a giudicare dalle file che, per molti, tornano a formarsi davanti ai botteghini. "Oggi la situazione è figlia del Covid, nel bene e nel male", racconta all'ANSA Marco Balsamo, negli anni produttore con Nuovo Teatro della trasposizione di Mine vaganti di Ferzan Ozpetek, degli spettacoli dello scomparso Mattia Torre o del prossimo Ristrutturazione di Sergio Rubini (cui ha prodotto anche il film su De Filippo), solo per citare alcuni dei suoi tanti progetti. E che nella vita è anche marito di Fabrizia Pompilio, che a Roma dirige (e ha traghettato nella pandemia) lo storico Teatro Ambra Jovinelli. "Quando a marzo 2020 ci è piovuto addosso il lockdown - ricorda - in Compagnia avevamo 220 dipendenti. Salvare loro, i tecnici che lavoravano con noi da anni, è la stata la priorità. Non ho voluto saperlo, ma a occhio e croce credo che, come società, il Covid ci sia costato un milione di euro. Come si fa? Avevamo qualche soldo da parte e a quel punto scegli: o chiudi tutto o reinvesti tutto". Già, perché non tutto il male viene per nuocere. "E durante il lockdown - sorride Balsamo - è successa anche una cosa straordinaria: i grandi Maestri del teatro, quelli sempre in giro per il mondo, improvvisamente rispondevano al telefono. E avevano anche il tempo per parlare, approfondire idee, ipotizzare nuovi progetti". E' nato così "Azul", lo spettacolo che ha appena riportato Stefano Accorsi in scena e in Italia quel genio visionario di Daniele Finzi Pasca, da trent'anni in giro per il mondo tra cerimonie olimpiche, Cirque du Soleil, Cirque Éloize e il suo Teatro Sunil. "C'è anche un progetto in costruzione con Franco Dragone, un altro dei fondatori del Cirque du soleil, che in questo momento ha tre show in piedi a Las Vegas". E ancora, "a teatri chiusi abbiamo i sperimentato nuovi mezzi, come il metaverso con Pierfrancesco Favino. Ci abbiamo speso due settimane: non funzionava e abbiamo lasciato stare. Ma quel tempo ci ha permesso di provarci". E si sono provati tutti i nuovi spettacoli, "così da essere pronti il primo giorno di riapertura", dal Ferzaneide che ha visto il debutto in scena dello stesso Ozpetek a Il marito invisibile con Maria Amelia Monti e Marina Massironi o Io Sara, Io Tosca con Laura Morante. "Le file al botteghino ora ci sono - prosegue Balsamo - Il problema è la disparità tra le spese, così aumentate tra le nuove norme e i rincari generali, e la contrazione del mercato: gli incassi oggi sono del 30-50% in meno, perché le piazze sono più brevi, dai 5 giorni di repliche pre covid a una media attuale di 3: e soprattutto perché non ci sono più gli abbonati. Come dar loro torto: chi avrebbe comprato una poltrona, con i teatri ancora chiusi e le stagioni in dubbio? Senza contare che il pubblico teatrale italiano è anziano e la pandemia fa ancora un po' paura". E l'imprevisto è sempre dietro l'angolo. "Basta un positivo in compagnia, per fermare tutta la produzione almeno per una settimana. Solo riportare lo spettacolo a casa ti cosa 6-7 mila euro. Noi abbiamo improntato un sistema per cui tutti i nostri tecnici conoscono tutte le nostre produzioni, in modo da poterli sostituire. E' sempre un po' come armarsi per andare in guerra". Cosa servirebbe dunque al teatro italiano oggi? "Personalmente non mi sono mai sentito abbandonato dal Ministero - riflette Balsamo - ma noi privati ora serve un'iniezione di energia. Oggi sappiamo che non richiuderanno il Paese e il nostro pubblico è vaccinato al 99%. Per uscirne davvero, però, serviranno almeno due anni. Come ci arrivi? Con un tax credit sui costi di produzione. Non un finanziamento a pioggia, ma per merito, per chi investe, crea posti di lavoro e fa più repliche. Così da coprire i mancati incassi. Sono convinto che avremo un futuro migliore - conclude - ma per arrivarci bisogna che l'aiuto arrivi adesso".

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