"E' stato un periodo molto travagliato, ma penso che ora possiamo guardare avanti con fiducia e non pensare più al Covid. Il teatro esce quasi rinvigorito dalla pandemia. Penso che soprattutto l'opera lirica, che è un rito collettivo in posti magnifici, riesca sempre ad attrarre l'attenzione del pubblico a patto che noi artisti riusciamo a creare spettacoli emozionanti e coinvolgenti". Damiano Micheletto, regista di successo in Italia e all'estero di produzioni importanti, è ottimista sulle possibilità di ripresa degli spettacoli dopo lo stop lungo e difficilissimo provocato dall'emergenza sanitaria. Ma se per il palcoscenico il vento sembra essere cambiato in positivo, il cinema resta nella morsa delle difficoltà.
"Le sale cinematografiche hanno avuto un grande calo di pubblico - riflette in un'intervista all' ANSA - perché le piattaforme in qualche modo stanno prendendo il loro posto. Si produce e si fa sempre tanto cinema ma cambia il modo in cui il pubblico lo va a vedere , le sale si stanno un po' svuotando". Cosa ha significato lavorare durante la pandemia? "Nel periodo in cui abbiamo fatto Rigoletto c' è stata un'adrenalina collettiva anche molto divertente. Poi quando ho affrontato tante altre produzioni ci sono stati molti limiti, dalle mascherine al distanziamento, allo streaming, alle opere senza il pubblico o lasciando il coro fuori scena". Proprio la sua rilettura cinematografica, affascinante e innovativa, del capolavoro verdiano che nell'estate 2020 al Circo Massimo ha conquistato il pubblico, con le steadycam che rilanciavano sul maxischermo i movimenti degli interpreti sull'enorme palco palco allestito per garantire il rispetto delle norme di sicurezza, ha rappresentato un punto di svolta. Ci saranno seguiti di questo tipo? "Non è un percorso programmatico deciso a tavolino - dice -. Rigoletto è figlio di quel periodo però ho cercato di usarlo come una possibilità di nuova creatività. Con Gianni Schicchi di Puccini nel 2021 ho cercato di spingere ancora più avanti il linguaggio, facendo un film girato tutto in presa diretta come non si era mai fatto, come un' opera lirica in cui i cantanti davvero cantano realmente sul set per ogni ciac. Mi piace giocare mescolando i linguaggi tra il cinema e l' opera che hanno molte cose in comune". Sarà così, anticipa, anche l'estate prossima alle Terme di Caracalla con la messa in scena di Mass di Leonard Bernstein. "Avremo uno spettacolo molto pop, in cui si mescolano appunto molti linguaggi anche per la natura della composizione. L' ho proposta al Teatro proprio perché ritengo che sposi il percorso creativo che sto affrontando".
Il regista veneziano, impegnato in questi giorni alla Fenice nell' allestimento di una nuova opera di Giorgio Battistelli basata sulle Baruffe chioggiotte di Goldoni, firma la regia di Luisa Miller di Verdi in scena al Teatro dell'Opera di Roma dall' 8 febbraio con il maestro Michele Mariotti sul podio. "Il dramma è l' anello di congiunzione tra le opere giovanili del compositore - dice della ripresa dello spettacolo proposto a Zurigo nel 2010 - e la sua produzione più matura in cui analizza a fondo le psicologie dei personaggi e fa diventare quello il suo lato più moderno. Mi sono concentrato sulla vicenda di due padri e due figli, in una simmetria che viene rispecchiata dalla scenografia, da una parte la ricchezza e dall' altra la povertà, due mondi diversi che si assomigliano perché i due padri rimarranno gli unici superstiti alla morte dei loro figli, nella quale entrambi hanno una responsabilità". L' ambientazione punta su una dimensione astratta che lavora sulla simmetria di due luoghi diversi, di Luisa e Rodolfo, e a fare da perno la figura di Wurm, incarnazione scespiriana di Jago. Nello spazio astratto e simbolico i costumi portano i personaggi in una condizione contemporanea".
Michieletto a Venezia firmerà anche l' installazione artistica Archeus per la Biennale che debutta il 18 febbraio e rimarrà aperta fino ai primi di giugno. Ad aprile a Parigi curerà la regia di Giulio Cesare in Egitto di Haendel al Teatro degli Champs Elysées. "A luglio, infine, sarò a Caracalla a Roma appunto per la Messa di Bernstein, un progetto a cui tengo molto".
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