(di Simona Tagliaventi)
"Discoteca simbolo della musica beat
e yè yè. Fenomeno di costume, oggetto di studi sociologici,
ispirava la sua linea artistica a quanto avveniva nel mondo
anglosassone, diventando riferimento di successo, per le nuove
generazioni, della svolta musicale italiana". L'enciclopedia
Treccani scrive così del Piper - il secondo locale più antico
d'Europa e il più longevo insieme al Cavern di Liverpool - che a
Roma sarebbe stato il tempio del beat e delle generazioni
successive. Lo storico locale compirà 60 anni il 17 febbraio e
si prepara a festeggiare con l'autorevolezza di chi ha cambiato
il modo di vivere la notte.
Iniziò tutto quando Alberigo Crocetta e Giancarlo Bornigia
trovarono un locale nuovissimo che avrebbe dovuto diventare un
cinema ma non aveva i permessi di agibilità. Lo riempirono di
parti di auto e dipinti d'autore, ce n'era anche uno di
Schifano, e lo munirono di una 'buca' dell'eco'. "Sembrava una
grande balera", racconta Davide Bornigia, figlio di Giancarlo
che oggi gestisce il locale. Poi arrivò il nome: Piper,
zampognaro. Pietro Delise, grande protagonista delle notti
romane, fu il primo barman: "Servivo i coktail e i lavori erano
ancora in corso. Fuori nevicava. Una biondina mi chiese di
ballare: era Patty Pravo, diventammo amici e ancora lo siamo".
Si faceva rigorosamente musica dal vivo, la discoteca non
c'era ancora. A suonare per primi furono The Rokes con il loro
beat, affiancati dagli Equipe 84 che facevano il 'liscio'. Fu un
successo senza precedenti, nel locale entravano i giovani ma
anche la 'Roma bene' e gli artisti: Gassman, Zeffirelli, Anna
Magnani, Alberto Bevilacqua, Nureyev, Monica Vitti, Albertazzi,
Lilla Brignone, Ugo Sciascia, Lina Wertmüller, Nanni Loy, Renzo
Vespignani frequentavano il Piper. "Era sempre sabato qui - dice
Davide - Le ragazze venivano vestite da borghesi poi entravano
nei bagni del Piper e si mettevano la minigonna".
Si cominciò a saper ballare quella nuova e strana musica, e
fra le più scatenate in pista c'erano Romina Power, Gabriella
Ferri e Anita Pallenberg. C'era anche Nicoletta Strambelli che
poi si scelse il nome di Patty Pravo, 'La ragazza del Piper'.
Sul palco si avvicendavano intanto altri nomi, Mike Liddell,
Patrick Samson, Honeycombs, New Dada, Lord Brummel, Bad Boys,
The Echoes, Caterina Caselli, Fred Bongusto e altri fra i quali
anche Rita Pavone.
Fu introdotta la prima discoteca, era sempre il 1965, che
aveva il compito di riempire ogni fessura fra un'orchestra e
l'altra. A mettere i dischi era Giuseppe Farnetti, primo dj del
Piper. E dopo 60 anni, sarà ancora lui lunedì a mettere musica.
Dopo il successo del cast iniziale, entrarono nel gruppo anche
Mal, Mia Martini, Loredana Bertè, Renato Zero. Vi si esibivano i
più conosciuti complessi di musica Beat e cantanti di musica
leggera nazionali e internazionali in voga in quegli anni,
esibendo nomi del calibro dei Procol Harum, The Byrds, Rocky
Roberts e i giovanissimi Pink Floyd (18 e 19 aprile 1968). Sulla
pedana del Piper, il 23 maggio 1968, suonò anche un chitarrista
entrato nella mitologia del rock, Jimi Hendrix. La musica
italiana era invece rappresentata da New Trolls, Mino Reitano e
Pooh. Negli anni Settanta fu poi la volta di Formula 3, Mia
Martini, Ricchi e Poveri, gruppi come Genesis, Sly and the
Family Stone e grandi nomi del jazz quali Lionel Hampton e Duke
Ellington.
Gli anni '80 sono stati indimenticabili anche per l'ascesa
dello storico direttore del locale: Mr. Franz con le sue 1000
idee trasformava ogni serata in un evento speciale e unico. "Una
sera, dopo un meraviglioso concerto di Keith Emerson - ricorda
Davide - Pino Daniele, senza aver detto niente a nessuno, salì
sul palco al piano e cantò per un paio d'ore la sua musica. Uno
dei momenti più belli della mia vita". Gli anni Novanta sono
quelli della nascita della musica tecno e di quella elettronica.
Il Piper, oramai discoteca numero uno d'Italia, porta in
consolle i principali dj della scena italiana e internazionali:
Coccoluto, Fargetta, Linus, Albertino. Sono anche gli anni dei
'pomeriggi' e dei 'matinee'. Il sabato e la domenica pomeriggio
centinaia di ragazzi provenienti da tutta Roma frequentavano il
locale per ascoltare buona musica.
A metà degli anni 2000, i figli di Giancarlo Bornigia
decidono di far tornare al Piper Club anche la musica live, con
concerti di star nazionali e internazionali. Il primo è quello
dei 'Babyshambles' di Pete Doherty, un successo globale, poi
quelli di Niccolo Fabi, Gianluca Grignani, Cat Power,
Tiromancino, Giuliano Palma & Blue Beaters e alcuni degli eventi
più importanti della capitale tra cui le 'Hilfiger Session'.
Oggi il Piper Club mantiene il suo spirito, unendo sei decenni
di storia e muovendosi tra il più contemporaneo Clubbing e live
indipendenti e pop, e con un pubblico non solo di romani ma
anche di stranieri.
"Chi entrava al Piper poi diventava qualcuno", dicono Davide
e Pietro. "E pensare - conclude Davide - che nel 1966 i
pomeriggi del Piper furono sospesi dal questore perchè per
venire qui, c'era scritto nell'ordinanza, gli studenti
trascuravano gli studi".
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