''Un pianoforte, una voce e la
musica'', Fiorella Mannoia ha presentato così il concerto con il
pianista Danilo Rea che ieri sera ha conquistato il pubblico del
Parco della Musica di Roma. Un viaggio musicale, lo ha descritto
la cantante, ricordando l'idea di proporre con il musicista jazz
amico da 30 anni ''le canzoni che hanno fatto parte della nostra
vita, totalmente liberi''. Bentornata Fiorella, l'hanno salutata
gli spettatori del suo ritorno sul palco a Roma dopo il recente
intervento chirurgico che ha costretto a interrompere il loro
tour Luce, dopo oltre 30 serate. I due artisti hanno proposto
una cavalcata emozionante tra i capolavori dei grandi cantautori
con un prologo serrato di Rea, incrocio di citazioni di classici
anche stranieri, melodramma, colonne sonore, De Andrè, Dalla,
Roma nun fa la stupida stasera e Tammurriata Nera. Mannoia ha
aperto con Ah, che sarà, seguita da Come si cambia, uno dei suoi
cavalli di battaglia, e poi Fossati (C'è tempo), De Gregori (La
donna cannone e Titanic), Battiato (La cura), Battisti (Io vivrò
senza te, Insieme), Vasco Rossi (Sally), Paolo Conte (Via con
me). In Messico e Nuvole di Jannacci e Felicità di Dalla il
pubblico ha cantato in coro con lei il ritornello. ''Queste
canzoni oggi non si scrivono più - ha detto - è un dovere
cantarle, soprattutto quelle degli artisti che non ci sono più.
Ci hanno lasciato un patrimonio culturale e musicale immenso.
Cantatele ai bambini, rimarranno nella loro memoria''. La
parentesi latina con Besame Mucho e Quizas, Quizas l' ha vista
accennare qualche passo di danza. ''Piano, piano. In sala ci
sono l'ortopedico il fisioterapista e tutte le infermiere che
mi hanno curato. Siamo a Roma, fatemi giocare un po'" ha
scherzato. Tra i bis, Quello che le donne non dicono, tra le
sue canzone più amate, conclusa cambiando l'ultimo verso: ''e ti
diremo ancora - forse - un'altro sì''. ''Insegnate ai vostri
figli che quando una donna dice no, è no'' ha ribadito tra gli
applausi mostrando la maglietta della fondazione Una Nessuna
Centomila contro la violenza alle donne. Il saluto finale, con
un richiamo forte all' attualità, è stato affidato a Il
disertore di Ivano Fossati, inno al rifiuto di prendere le armi.
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