"La commissione ti ha dato 10 e lode, non per come hai suonato oggi, ma per come potrai suonare domani": sono le parole con le quali Nino Rota, uno dei più importanti compositori del Novecento italiano diplomò un giovanissimo Riccardo Muti, allievo di pianoforte al liceo musicale di Bari diretto proprio dal maestro milanese.
Dopo quel primo incontro, il legame tra i due non si spezzerà più, tramutandosi in un'amicizia profonda nutrita di stima e reciproca ammirazione.
Per questo motivo, Riccardo Muti ha sempre avuto in repertorio musiche di quello che spesso è stato apostrofato come "il compositore di Fellini" realizzandone anche dei dischi.
Ieri sera, ultimo degli appuntamenti con la musica sinfonica del Ravenna Festival, Pala De Andrè stipatissimo per ascoltare due delle principali partiture rotiane dirette da Muti con la sua Orchestra Cherubini: una suite in otto parti dalla colonna sonora premio Oscar del film Il Padrino di Francis Ford Coppola seguito dal suggestivo Secondo Concerto per violoncello. Stili e atmosfere differenti, ma anche notorietà dei due brani: familiare e cantabile il primo, più introspettivo il secondo che ha avuto in Tamas Varga, il primo violoncello dei Wiener Philharmoniker un ispiratissimo e straordinario solista.
Entrambi i brani sono stati salutati da grande successo con Varga che ha concesso un bis, un Adagio di sua composizione.
Seconda parte della serata di tutt'altro stile e atmosfera con due brani entrambi ispirati alla danza: la suite N. 2 da El sombrero de tres picos (Il cappello a tre punte) di Manuel de Falla e, in chiusura, il celeberrimo Bolero di Ravel.
Brani che Muti frequenta da molto tempo e che ha saputo così bene trasmettere ai suoi ragazzi al punto che in più occasioni metteva giù mani e bacchetta lasciandoli andare da soli: "L'anno prossimo la Cherubini festeggia 20 anni di attività, - ha detto il Maestro a fine concerto, dopo avere stoppato le interminabili ovazioni - speriamo che qualcuno se ne ricordi! Questa è l'Italia più bella. Sono ragazzi giovanissimi e sono bravissimi".
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