(ANSA) - ROMA - Sara' stato per quella t-shirt aderente che lascia intravedere muscoli e tatuaggi, o per quella voce potente inserita in un'esibizione anticonvenzionale e sbarazzina: fatto sta che dal 2015, grazie a un video diffuso sul web dall'Orchestre de Paris, tutti parlano di lui come il sex symbol della lirica. Eppure Paolo Fanale, giovane tenore palermitano, dalla sua non ha solo una incontestabile bellezza, ma anche un grande talento che ormai gia' da tempo (e molto prima di quel video) lo ha imposto nel panorama internazionale dell'opera come una delle voci piu' interessanti.
A Roma per interpretare il ruolo di Ferrando nel Cosi' fan tutte di Mozart diretto dal maestro russo Semyon Bychkov, che chiudera' il 23 giugno la stagione concertistica dell'Accademia di Santa Cecilia, Fanale dice in un'intervista all'ANSA di essere fermamente convinto che il suo mondo "debba parlare alla gente con semplicita'. Spesso ci sono pregiudizi nei confronti della lirica, che puo' sembrare lontana. Basta guardare i talent: vincono i cantanti piu' vicini al pubblico e le canzoni piu' semplici. Non dico certo che l'opera vada stravolta, ma solo che cambi il mondo di comunicarla". Proprio come e' accaduto con il video, che lo ha consacrato come il "tenore in t-shirt": "Non so perche' quel video sia diventato virale. Erano le prove dello Stabat Mater di Rossini, io e miei colleghi eravamo stanchissimi e abbiamo deciso di non indossare gli abiti di scena. Forse quel tipo di comunicazione ci ha avvicinato al pubblico, anche a giudicare dai commenti ricevuti. Chissa', magari con lo smoking non mi avrebbero ascoltato", dice, quasi ancora incredulo di quel successo che gli e' esploso tra le mani.
Tra pochi giorni, all'Auditorium Parco della Musica, l'obiettivo sara' ancora una volta arrivare al cuore e alla testa di chi ascolta: "La storia del Cosi' fan tutte e' di grande modernita', perche' e' scritta da un genio: c'e' l'interazione tra le coppie e la tristezza di voler sempre qualcosa di diverso nella propria vita", spiega, "grazie alla direzione di Bychkov il pubblico vedra' un concerto in cui ci sara' attenzione allo stile ma anche alla psicologia dei personaggi". Richiestissimo ovunque (dopo Roma, Fanale volera' a Tokyo, poi a Salisburgo, Berlino e Vienna, fino a Pechino, dove sara' a gennaio), l'artista ricorda ancora l'emozione della sua prima volta da protagonista: "Porto nel cuore quell'esibizione. Era il 2007, e grazie a Federico Faggion ebbi una possibilita' nel Don Giovanni. Ho avuto fortuna, e non tutti ce l'hanno. Spesso purtroppo il talento da solo non basta". Sulle scelte da compiere nel suo futuro lavorativo non ha dubbi: "Il mio repertorio e' costante, e spesso dico no a dei ruoli che non ritengo adatti. Oggi la lirica e' in crisi e i cantanti fanno scelte dettate dal business - sottolinea - ma se fai tutto non sei credibile: perche' dovrei portare sul palco qualcosa di non veritiero? Il pubblico non lo merita".
Sempre con la valigia in mano, ha mai pensato di stabilirsi all'estero, magari per facilitare una carriera ormai spiccatamente internazionale? "Non l'ho mai pensato: sono italiano e moriro' italiano. Non posso lasciare questo Paese, il suo cibo e la sua gente. E non lo lascero', nonostante le tasse", dice con una battuta. Ai suoi due figli piccoli, augura un futuro nella musica? "Non e' importante la carriera, ma solo che abbiano la musica dentro", risponde convinto. "Potranno anche fare i ragionieri, magari pero' andranno sempre a teatro a sentirsi un concerto. La musica e' fondamentale perche' ti da' una prospettiva in piu'".
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