MATTEO BIANCHI, CONTEMPORANEO - ALESSANDRO MANZONI E LA PAROLA IN CONTROLUCE (OLIGO, PP 88, EURO 13). Alessandro Manzoni è stato un intellettuale e uno scrittore di cui si ha ancora assolutamente bisogno. Lo dimostra in modo inequivocabile il saggio 'Contemporaneo' scritto da Matteo Bianchi per l'editore Oligo, che proietta l'opera di uno dei padri della letteratura italiana nel nostro tempo, rispetto a una serie di temi fondamentali e al centro del dibattito pubblico, dal rapporto tra società, politica e giustizia, alla condizione femminile e al patriarcato, fino alla pandemia da poco conclusa. L'invito alla lettura di Manzoni, di cui si sono appena chiuse le celebrazioni per i 150 anni dalla morte avvenuta il 22 maggio del 1873, passa attraverso un agile excursus biografico e l'ulteriore valorizzazione delle sue opere in una chiave contemporanea. Dalla 'Storia della colonna infame' ai 'Promessi sposi' è sempre vivo il richiamo alla giustizia e alla legalità, intesa come lotta al sopruso del più forte sul più debole, con una pulsione tendente all'affermazione di diritti universali che si vedrà pienamente riconosciuta solo un secolo dopo quello vissuto dallo scrittore e soprattutto dopo le tragedie del Novecento. Prendendo a prestito una celebre frase di Italo Calvino, si può affermare: Manzoni "non ha mai finito di dire quel che ha da dire". Ed emerge chiaramente nei 'Promessi sposi', come sottolinea Bianchi, giornalista e saggista, nonostante nei programmi scolastici ci si concentri più che altro "sulle tematiche legate alla Provvidenza, alla finalità educativa, ai valori morali, alla contrapposizione tra città e contado". Invece sarebbe utile interrogarsi sui personaggi femminili del romanzo storico, come la monaca di Monza e Lucia, che rivestono un ruolo cruciale per la funzione di denuncia sociale dell'opera. Risultano entrambe vittime di violenza, suor Gertrude viene condannata dalla sua stessa famiglia a prendere i voti e a trascorrere un'esistenza in una prigione d'infelicità, mentre la promessa sposa subisce l'azione dello 'stalker' per antonomasia, Don Rodrigo. Mentre l'imperversare della peste ha una serie di tratti e caratteristiche paragonabili alla pandemia: dall'iniziale incredulità della gente, alla paura del contagio fino al diffondersi incontrollato di voci senza fondamento. Emblematico l'accostamento tra il Tribunale di Sanità che mostra al popolo seicentesco un carro con i cadaveri di un'intera famiglia morta di peste e le immagini televisive del 2020 coi camion militari che trasportano le bare delle vittime del Covid.
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