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Libro, Pollock morto anche a causa di una setta

Libro, Pollock morto anche a causa di una setta

The Sullivanian, al centro dell'ultimo di Alexander Stille

NEW YORK, 04 luglio 2023, 19:04

(di Alessandra Baldini)

ANSACheck

Jackson Pollock - RIPRODUZIONE RISERVATA

Jackson Pollock - RIPRODUZIONE RISERVATA
Jackson Pollock - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Jackson Pollock si schianto' in auto in preda ai fumi dell'alcol e mori' con una ragazza che portava a bordo l'11 agosto 1956: questa la storia affidata alle biografie del maestro dell'espressionismo astratto. C'e' pero' una versione piu' dark dietro la tragica fine di uno dei pittori piu' influenti del Novecento. Secondo l'ultimo libro di Alexander Stille, autore di "Cadaveri Eccellenti" sulla mafia e "Il Sacco di Roma" su Silvio Berlusconi", a spingere Pollock in un tunnel letale di alcol e sesso fu un culto segreto che, protetto dalla foglia di fico della psicoanalisi, operava, "nascosto in bella vista", nell'Upper West Side di Manhattan.
    The Sullivanians, questo il titolo del libro, descrive con intimita' claustrofobica una comunità utopica di centinaia di persone - alcune famose, tra cui la cantante Judy Collins e lo scrittore Richard Price - in cui terapisti e pazienti vivevano assieme in grandi appartamenti: una vera e propria comune urbana che promuoveva l'alcol e la liberta' sessuale come veicoli per sprigionare la creativita' espressiva. "Per un genio tormentato come Pollock, queste idee si dimostrarono pericolose", commenta la rivista Gq che ha pubblicato uno stralcio del libro.
    Il caso Pollock e' uno degli esempi portati da Stille nella ricostruzione dell'ascesa e della caduta della setta dei Sullivaniani: il Sullivanian Institute, che tra cause legali chiuse i battenti alla morte del fondatore Saul Newton nel 1991, "sintetizzo uno dei grandi temi del ventesimo secolo: la tendenza di progetti utopici di liberazione sociale a prendere una piega autoritraria". Pollock era sobrio da anni quando cominciò a frequentare il gruppo: a introdurlo a Newton e alla moglie Jeane Pearce fu il critico d'arte Clement Greenberg, l'amico che poco prima, coincidentalmente, aveva stroncato la sua ultima mostra alla Janis Gallery mettendolo in crisi profonda. Greenberg, uno dei primi pazienti, era in terapia con il sullivaniano Ralph Klein: quando nell'estate 1955 questi si trasferi' nella casa di Newton ad Amagansett, anche il critico si sposto' da Pollock e dalla moglie Lee Krasner che abitavano a pochi chilometri di distanza. Fu Greenberg a convincere la Krasner e Pollock a farsi vedere dai Sullivaniani, le cui teorie fecero presa su Pollock: "Pensava che Klein fosse l'unica persona che l'avesse mai capito", scrive Stille, forse perche' il terapista predicava il messaggio che voleva sentire. Quando pero' l'alcolismo dell'artista divenne fuori controllo, Klein, anziche' affrontarlo, spiego' a Pollock che non si era lasciato vivere veramente e "avrebbe invece dovuto smettere di reprimersi per seguire i suoi impulsi sessuali recuperando cosi' l'energia creativa perduta". Fu cosi' che Pollock comincio' a frequentare Ruth Kligman, una ragazza di 26 anni che sognava di fare l'artista e la compagna di un artista famoso. La Kligman era con lui e con l'amica Edith Metzger nell'ultimo viaggio fatale in auto quando la Oldsmobile con il pittore al volante usci' di strada a un paio di chilometri da casa. Pollock e la Metzger morirono sul colpo, la Kligman fu sbalzata fuori e visse per raccontare l'accaduto.
   

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