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Nero indelebile, le origini della 'destra di destra'

Nero indelebile, le origini della 'destra di destra'

Serri rintraccia le 'radici oscure' del partito di Meloni

ROMA, 29 aprile 2025, 11:43

Redazione ANSA

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(di Marzia Apice) MIRELLA SERRI, NERO INDELEBILE (Longanesi, pp.194, 18.60 euro). Il conflitto mai sopito con la magistratura, le scelte per il contenimento dell'immigrazione con la nascita dei centri in Albania, le leggi sulla maternità surrogata, il desiderio di cambiare la Costituzione, l'idea di un capo come leader carismatico. Sono alcuni dei tratti caratteristici del governo Meloni che secondo Mirella Serri, autrice del libro "Nero indelebile" edito da Longanesi, dovrebbero farci tenere alta la guardia di fronte a un possibile rischio per la democrazia in Italia.
    Nel suo saggio Serri propone una approfondita analisi dell'ideologia della cosiddetta "destra di destra" italiana (la definizione è di Francesco Storace) chiedendosi quale sia il fine ultimo della premier Giorgia Meloni. Non c'è una accusa diretta di adesione al fascismo, quanto la preoccupazione di alcuni segnali di "continuità". Soprattutto nei militanti più giovani, che sembrano rivendicare ancora una appartenenza ai "miti" e rituali del passato, tra saluti romani, croci celtiche, bandiere e marce naziste e festeggiamenti per il solstizio d'inverno. "Il futuro è nelle radici", affermava Pino Rauti, e a questo sembra rifarsi (anche se mai dichiaratamente, sottolinea l'autrice) anche Fratelli d'Italia. Ma di quali radici si tratta? "Questo governo è il prodotto di una destra radicale che, lontana anni luce dai grandi padri della democrazia liberale, non è mai stata interamente raccontata nelle sue radici", scrive Serri, "Mussolini si era fatto collettore ultimo delle peggiori istanze del nazionalismo, del corporativismo, del pansindacalismo e dell'imperialismo. Così oggi la premier e i suoi Fratelli e Sorelle, ovvero la sua classe politica, si pongono come il terminale estremo di orientamenti euroscettici, antiegualitari, anti-diritti civili, anti immigrati e di tendenze e di ideologie che circolavano sotto traccia già da decenni". Secondo l'autrice, le radici della destra meloniana affondano nei movimenti francesi e tedeschi degli anni Sessanta e nei miti e nelle teorie che proprio Rauti ha lasciato in eredità ai suoi seguaci, molti dei quali poi confluiti in Fratelli d'Italia. E in questo contesto Meloni che, è la tesi di Serri, "non ha mai abbandonato l'estremismo verbale nemmeno nel suo ruolo di premier", con il suo "radicalismo antimodernista ha conquistato gli italiani, pure i più moderati che ritengono di poter risolvere i loro problemi con l'Uomo o la Donna Forte al comando".
    Riportando fatti storici, citazioni, aneddoti e tornando più volte sul pensiero e le parole di monito della senatrice Liliana Segre, l'autrice traccia un quadro complesso, analizzando il passato e il presente di Fratelli d'Italia e la crescita della sua leader (che procede spedita sulla sua strada, dopo aver superato "padri" importanti come Fini e Berlusconi), chiedendosi anche se la sinistra non stia in realtà sottovalutando le conseguenze che un attecchimento ancora più profondo della cultura di destra nella società italiana potrebbe portare nel nostro Paese.
   

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