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Luca Peyron, indispensabile il dialogo tra scienza e fede

Luca Peyron, indispensabile il dialogo tra scienza e fede

Il teologo appassionato astronomo a Fiera del Libro di Taipei

TAIPEI, 15 febbraio 2025, 23:26

di Mauretta Capuano

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Indispensabile il dialogo tra scienza, fede e tecnologia per Luca Peyron che su questi temi ha uno sguardo originale. Giurista, teologo, sacerdote diocesano, coordinatore degli aspetti culturali e pastorali di Spei Satelles, la prima missione spaziale nella storia della Chiesa Cattolica, lo mostra nel suo libro Cieli Sereni, pubblicato da Edizioni San Paolo nel 2023, che ha venduto 5 mila copie e ha avuto quattro ristampe, di cui è in arrivo il seguito Sconfinato. Al centro di tutto c'è il cielo "che dovrebbe abitare di più la vita delle persone" dice all'ANSA Peyron tra gli ospiti della delegazione italiana alla Fiera del Libro di Taipei, dal 4 al 9 febbraio, dove l'Italia è Paese Ospite d'Onore.
    "Taiwan è uno dei centri mondiali più importanti per la produzione di tecnologia. È il luogo in cui nasce fisicamente la tecnologia che tutti utilizziamo. Un posto iconico. Parlare di questi temi qui è come andare alla sorgente di ciò che ci circonda. Farlo con il paese di cui faccio parte per me è un motivo di restituzione" spiega Peyron che è cappellano del Politecnico, insegna Teologia digitale alla Cattolica di Milano e fa catechesi con i meteoriti.
    "La tecnologia deve custodire l'umano. 'Cieli sereni' è un diario della nascita e della mia passione di astro fotografo e di come incontrare galassie e pianeti mi faccia rileggere la fede con categorie diverse che per me sono diventate un linguaggio per annunciare in modo diverso il mistero di Cristo" racconta del suo sesto libro. Annuncia anche: "con la Fondazione Matrice, grazie ai fondi del Pnrr e con l'aiuto di Fondazione Crt abbiamo un progetto per costruire il primo telescopio solare ad uso delle scuole mettendo insieme insegnati di lettere, scienze, religione in maniera multidisciplinare. Il tema dello spazio unisce tantissimo, apre orizzonti e smonta incomprensioni". La fede, continua "ci da una serie di obiettivi, la scienza ci da la capacità di raggiungerli. La scienza non spiega Dio, spiega la realtà, ma nello spiegare la realtà mostra l'opera di Dio. Gesù fa il falegname, è il costruttore di tecnologia. Ma che tipo di tecnologia è quella che costruisce? Una tecnologia per la cura: la culla, il tavolo, la sedia" spiega. Oggi che la tecnologia è così potente dovrebbe, secondo il teologo, "incorpora un elemento di cura.
    Basta pensare ai social media che possono essere strumento che crea dipendenza o che crea indipendenza".
    Peyron collabora anche la Fondazione Nazionale per l'Intelligenza Artificiale che ha sede a Torino. "Ho animato il processo che la ha portata ad esistere. L'Ia - dice - è una cultura, un ambiente e quindi cambia i rapporti umani, il dato antropologico, l'identità. È una tecnologia ecologica, non nel senso che non consuma energia, ma che se la introduci in un ambiente cambia il colore di quell'ambiente, come una goccia di colorante in una bottiglia d'acqua. Se io introduco una tecnologia così trasformativa nella vita dell'essere umano voglio che questo renda l'umano sempre più umano, non sempre più vicino alla macchina". Può, si chiede Peyron, l'IA essere al servizio di una maggiore umanizzazione? Può essere una componente vocazionale, permettermi di essere più umano? Può essere al servizio delle relazioni per renderle più autentiche? "È una tecnologia capace di inglobare valori, governata da persone, l'obiettivo che tutti dovremmo avere e che dovrebbe essere perseguito da chi disegna Intelligenza Artificiale, soprattutto generativa e complessa. La macchina deve avere anche uno scopo sociale-umanistico. Non posso fare un algoritmo senza considerare le conseguenze antropologiche e psicologiche. Posso usare la macchina per pensare meglio ma non per non pensare più" dice convinto Peyron.
    Quando uscirà il nuovo libro, Sconfinato? "Ad aprile, sempre Edizioni San Paolo. L'idea di fondo è che la terra potrebbe essere più bella se lasciassimo che il cielo sconfinasse un po' di più. Partendo dal presupposto che Cristo è lo sconfinato per definizione" annuncia il teologo.
   

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