(di Roberto Ritondale)
(NICOLA VACCA, "LIBRO DELLE
BESTEMMIE", MARCO SAYA EDIZIONI, PP 96, EURO 15).
"Scrivere significa scavare nella realtà", "equivale a
guardare in faccia il vuoto". È quanto scriveva Nicola Vacca
nelle sue "Lettere a Cioran". Ed è proprio ispirandosi - anche -
al suo amato Emil Cioran che Nicola Vacca (poeta, critico e
saggista pugliese e di adozione campana) torna per proporre il
suo "Libro delle bestemmie", per la casa editrice milanese Marco
Saya Edizioni. Un breviario laico ed eretico, una raccolta di
poesia civile che si scaglia soprattutto contro il consumismo e
il conformismo, contro "i devoti che indossano il divino come
paracadute", contro gli uomini ignavi che "hanno paura della
libertà", tutti quegli uomini che rappresentano il male del
mondo. E quindi "sia benedetta la nostra estinzione / su questo
campo di battaglia / dove il sangue chiama altro sangue". Quella
estinzione messa in scena in passato da Guido Morselli in
'Dissipatio H.G.' e ancor prima da Giacomo Leopardi nel 'Dialogo
di un folletto e di uno gnomo', due autori che hanno immaginato
un pianeta rifiorito proprio grazie all'estinzione dell'umanità.
Perché, come scriveva Cioran ('L'inconveniente di essere nato'),
è proprio "permettendo l'uomo" che "la natura ha commesso un
attentato contro se stessa".
Alcune poesie di Vacca possono suonare "blasfeme", come
sostiene nella postfazione Vincenzo Fiore, eppure non lo sono,
nonostante possano disturbare i credenti più ortodossi. E
comunque "un uomo libero - già avvertiva Vacca ai tempi delle
"Lettere a Cioran" - "è sempre di disturbo alla società". Il
"Libro delle bestemmie" è la ricerca di "uno spiraglio / nella
crepa dell'esistere", un "gesto urgente in una rivolta" che lo
stesso poeta definisce "senza senso", è un'invettiva contro i
"servi ciechi della parola di dio" che in realtà sono servi che
non vogliono pensare, "nati solo per servire" e che "moriranno
servi / dopo una vita trascorsa a servire".
Poesia, sottolinea l'editore, "come urgenza per indignarsi
nei confronti della deriva del mondo". Secondo Vacca, "questo
mondo è sporco / perché esistono gli uomini / che hanno paura di
vivere / e si sono inventati un dio / per essere vigliacchi con
le loro miserie". Alla fine, la colpa del male che imperversa
nel mondo è dunque degli uomini, un'assoluzione per quel dio che
per il poeta non esiste. La stessa conclusione a cui giunsero
Nietzsche in 'Ecce homo' ("Dio è una scortesia contro noi
pensatori") e Schopenhauer in 'L'arte di insultare': "Se un dio
ha fatto questo mondo, non vorrei essere quel dio: la miseria
del mondo mi spezzerebbe il cuore".
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