Partigiano, difensore della libertà
di stampa, maestro di giornalismo e storico direttore
dell'agenzia ANSA, Sergio Lepri ha lasciato un'importante
eredità culturale. Ricordi e aneddoti di un'esistenza tutta
dedicata al giornalismo e alla difesa della verità sono
contenuti nel libro "Sergio Lepri. La mia vita da giornalista",
a cura di Silvana Mazzocchi. Alla presentazione, nella sede
della Fondazione per il giornalismo Paolo Murialdi, con la
curatrice del volume sono intervenuti Luigi Contu, direttore
dell'ANSA, Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi, e
il figlio Stefano Lepri.
Nel volume (edizioni All Around, introduzione di Giancarlo
Tartaglia, segretario della Fondazione Murialdi) sono raccolti
diversi documenti nei quali si ripercorre la vita e si ricordano
i principi che Lepri ha seguito nel corso della sua lunga
carriera professionale. Un'esistenza tutta dedicata al
giornalismo, a partire dal foglio clandestino L'Opinione durante
la Resistenza, passando per la Nazione del Popolo, quotidiano
pubblicato dal Comitato di liberazione nazionale toscano, fino
all'ANSA che ha diretto dal 1961 al 1990, rendendola una delle
agenzie di stampa più prestigiose al mondo.
Dalle lettere ai figli ai suoi interventi sul ruolo del
giornalismo, dagli articoli dell'ANSA pubblicati in occasione
della sua morte all'età di 102 anni il 20 gennaio 2022 a
un'intervista della stessa curatrice che costituisce il cuore
del libro e delinea la figura di quello che è stato per unanime
riconoscimento un maestro di professionalità e deontologia per
generazioni di giornalisti. Rigoroso e fedele ai principi di
obiettività dell'informazione, ma anche moderno e capace di
guardare al futuro senza pregiudizi e senza riserve, Lepri
ripercorre nell'intervista la sua vita e la sua passione per il
giornalismo intrecciandole con la storia dell'Italia del XX
secolo, dalla Liberazione alla fine del millennio.
"Non si doveva capire l'orientamento politico del giornalista
che dava una notizia?", chiede Silvana Mazzocchi. "Certo, è
logico - risponde Lepri -. Ripeto qui quello che ho sempre detto
ai miei giornalisti: "La notizia che lei scrive deve poter
essere pubblicata, senza modifiche, sia a destra che a
sinistra". Ma quello che mi premeva davvero, era incutere in
loro la fierezza di essere redattori dell'ANSA. Di far parte di
un giornalismo differente dagli altri".
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