Dopo la mostra dedicata a Federico
Barocci, la Galleria Nazionale delle Marche prosegue nella
celebrazione degli artisti marchigiani con la figura del pittore
seicentesco Simone Cantarini. Dal 22 maggio al 12 ottobre gli
spazi di Palazzo Ducale di Urbino ospiteranno la monografica
dedicata al pittore detto il Pesarese, esposizione che,
attraverso una selezione di 54 dipinti, testimonierà l'estro
pienamente moderno del giovane pittore.
Prima esposizione del suo genere a Urbino, città che il
giovane Cantarini probabilmente frequentò, l'iniziativa è anche
l'occasione per celebrare l'ingresso, nelle collezioni di
Palazzo Ducale, delle opere del Pesarese che, dopo il deposito
della collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e
le due grandi pale arrivate dalla Pinacoteca di Brera con il
progetto 100 opere tornano a casa, presto si arricchirà di un
ulteriore nucleo di opere in deposito comprendente anche cinque
dipinti del Cantarini.
Cantarini nacque a Pesaro nel 1612, anno in cui moriva
Federico Barocci; battezzato nella parrocchia di San Cassiano,
fu educato in un momento di mutamenti, di transizione, di
stimoli contrastanti, finendo con lo scegliere una strada tutta
sua, oltre gli schemi, un po' come aveva fatto proprio Barocci.
"Fu il Cantarini di statura ordinaria, ben formato di membra,
d'aspetto alquanto fiero, di colore olivastro, d'occhio
vivace…". Così lo descrisse nel 1678 il suo biografo, il
bolognese Carlo Cesare Malvasia. Superbo, altero, ma anche
coraggioso e libero, quasi a rischio della carriera, in quella
fase non ebbe pochi ostacoli e solo oggi ne vede pienamente
riconosciuta la grandezza.
La vena naturalista nutrì da subito la fantasia di Cantarini,
in parallelo al classicismo di Guido Reni, che rappresentava tra
gli anni Venti e Trenta del Seicento la via maestra in questa
area e ben oltre
Ma qual è l'importanza del pittore pesarese? Cantarini fu
classico e naturale allo stesso tempo, seppe elaborare la
lezione baroccesca, quella cromatica veneta con le eleganze di
Reni e la verità caravaggesca. Fu un pittore inquieto e geniale,
sublime disegnatore, raffinato acquafortista con guizzi di
poeta, sempre all'insegna di una incontenibile, irruente,
irrequieta passione, che lo portò ad amare e odiare all'estremo.
Colse l'eredità della tradizione che da Barocci risaliva a
Raffaello e alla grande stagione del Rinascimento urbinate.
La mostra è curata da Luigi Gallo, direttore della Galleria
Nazionale delle Marche, Anna Maria Ambrosini Massari, docente di
Storia dell'Arte moderna all'Università di Urbino e Yuri
Primarosa, funzionario storico dell'arte, e organizzata in
collaborazione con le Gallerie Nazionali Barberini Corsini di
Roma.
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