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Mostre: Domenico Bianchi rinnova il 'Mehr Licht' di Goethe

Mostre: Domenico Bianchi rinnova il 'Mehr Licht' di Goethe

A Galleria Poggiali e Forconi di Firenze sua pittura esalta luce

FIRENZE, 14 marzo 2022, 20:02

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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La materia si trasforma in luce nella mostra 'Mehr Licht' dal 19 marzo al 23 luglio alla Galleria Poggiali di Firenze con opere di Domenico Bianchi, tra gli artisti italiani con maggiore riconoscimento internazionale e con presenze in diverse edizioni della Biennale di Venezia nonché visibile in mostre di alcuni dei più grandi musei italiani e stranieri.
    Il titolo prende ispirazione dalla celebre invocazione 'Più luce!' che si tramanda abbia pronunciato Goethe il 22 marzo 1832 sul letto di morte: una frase che riassume il profondo rapporto del poeta con il concetto di luce e che ben si addice alle opere di Domenico Bianchi, forme costruite scavando il legno, colando la cera, o scolpendo a bassorilievo lastre di marmo. Si tratta di un nucleo di opere pittoriche che le distingue dai quadri tradizionali. È la materia - palladio, cera, legno o marmo - a emanare uno splendore che trascende in dimensione simbolica grazie a una serie di figure geometriche astratte che occupano spesso il centro della composizione. Esposti nella galleria accostamenti inusuali di colori a cera come il bianco e il rosa o il blu e il giallo, lavorazioni del marmo bianco di Carrara a parete all'interno del quale sono stati incastonati lapislazzuli, incisioni su legno e lavorazioni del palladio.
    Nei lavori su lastre di marmo l'artista sembra dialogare con il celebre 'stiacciato' di Donatello, quella tecnica con cui il maestro rinascimentale realizzava immagini piatte con variazioni di spessore infinitesimali che, come nella grafica, affidavano alla costruzione matematica dello spazio, e a sofisticati giochi di luce e ombra, il compito di definire la profondità. Con un'operazione tecnica analoga, Bianchi ottiene profondità e varietà narrativa attraverso un linguaggio astratto, rispondendo alla concezione prospettica del Quattrocento con un'idea di spazio fluida e priva di immagini rappresentative.
   

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