Lea Seydoux ha mandato un messaggio: "sapendo che migliaia di attori e scrittori stanno lottando, io scelgo di non venire a Venezia e promuoverò il film quando lo sciopero sarà finito". Un'assenza insieme al coprotagonista di la bestia, The Beast di Bertrand Bonello, la star emergente di 1917 George MacKay che entra subito nel merito del tema che è tra l'altro anche uno al centro del film francese in gara oggi a Venezia 80: l'affermarsi dell'intelligenza artificiale anche nel cinema.
"Opportunità o minaccia?": lo sciopero in America è, oltre che per rivendicazioni salariali, ripartizioni di diritti anche per mettere un freno al dilagare dell'Ai che potrebbe scrivere copioni, condizionare con algoritmi furbi testi e dialoghi, e persino recitare. Un tema che più caldo non si potrebbe: oggi nell'ambito delle Giornate degli autori, la Wgi (Writers Guild Italia), il sindacato italiano, con i 100 autori e l'Anac si è analizzato il nuovo pericolo al di là dei preconcetti. Non un convegno qualunque ma una vera e propria sfida dal vivo tra l'uomo e la macchina. Partendo da alcune suggestioni casuali fornite direttamente dal pubblico, uno sceneggiatore professionista come Vinicio Canton si è confrontato con un avanzato programma di intelligenza artificiale nell'impresa di sviluppare un'idea cinematografica, per vedere proprio praticamente cosa accade e fare così dal vivo un pro e contro, benefici e insidie in un dialogo che ha coinvolto tra gli altri Monica Zapelli, Francesca Romana Massaro, Andrea Traina. E non solo al cinema data la presenza di Alex Braga, padre della prima intelligenza artificiale in grado di suonare live con musicisti tradizionali, sviluppata con i prof. Francesco Riganti e Antonino Laudani dell'Università RomaTre.
Più filosofico e anche più romantico è il tema declinato nel film crosstemporale di Bonello, che arriverà poi in sala con I Wonder. Lo spunto, liberissimo, è da un racconto di Henry James, La bestia nella giungla. In un andirivieni di anni, il 1910 ante guerra, pieno di luce e di speranza, il pre MeToo 2018 e un fantascientifico ma affatto lontano 2044, Gabrielle (Seydoux) è messa a dura prova con le emozioni per un grande amore, Louis (McKay) bloccata dall'ansia e dalla angoscia di una catastrofe imminente (una Parigi allagata dalla Senna che esonda). La soluzione è nel futuro dominato dall'intelligenza artificiale dove per le emozioni non c'è posto: non resta che purificare il subconscio delle esperienze passate con una sorta di lavaggio del Dna. "Quello immaginato per il 2044 è un mondo senza internet, smartphone, social media, un mondo dove non ci sono i colori - ha detto il regista - l'intelligenza artificiale è minaccia, se pensiamo ad esempio ad un utilizzo in politica, ma anche opportunità se viene applicata alla ricerca medica. Io sono ottimista, servirà tanto ma a patto che la si usi con cautela". In un film che riguarda la paura dell'amore perchè questo può finire, c'è una prospettiva molto attuale: "anni fa si diceva domani sarà meglio di oggi, oggi pensiamo che domani sarà peggio di oggi". Accanto a Lea Seydoux in The Beast di Bonello sarebbe dovuto esserci Gaspard Ulliel, morto per un incidente sugli sci a 37 anni nel gennaio 2022 mentre il film si preparava, un dolore per la Francia intera. "Abbiamo deciso di andare avanti ma che nessun attore francese poteva prendere il suo posto, così ho scelto McKay e dedicato il film a Gaspard".
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