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Verso il boom, la pubblicità racconta l'Italia

Verso il boom, la pubblicità racconta l'Italia

Al museo Salce di Treviso i manifesti dei maestri della grafica

Roma, 27 settembre 2018, 10:18

Luciano Fioramonti

ANSACheck

Verso il boom - RIPRODUZIONE RISERVATA

Verso il boom - RIPRODUZIONE RISERVATA
Verso il boom - RIPRODUZIONE RISERVATA

 (ANSA)  - I manifesti pubblicitari aiutano a capire come cambia la coscienza di un paese meglio di tanti discorsi. Se poi questi strumenti potenti di persuasione raccontano il periodo particolare che ha preceduto gli anni del miracolo economico, diventa ancora più interessante cogliere quanto oggi siamo lontani dall' Italia di allora. Di questo si occupa la mostra "Verso il boom. 1950-1962", che il Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso presenta dal 29 settembre al 17 marzo 2019, ultimo capitolo di un percorso espositivo che ha attinto allo straordinario patrimonio di manifesti raccolti da Ferdinando Salce e poi donati allo Stato nel 1962, l' anno della sua morte. "Siamo arrivati ai materiali più recenti e forse meno noti e studiati della collezione - dice la direttrice Marta Mazza - ma che sicuramente sono più vivi nella memoria di tanti di noi. Passata la guerra, un incontenibile entusiasmo progettuale si diffonde capillarmente nel Paese. E la pubblicità riflette e anticipa, sottolinea, enfatizza questo sentimento, vivendo un momento di straordinaria effervescenza".

 Con l' avvio della ricostruzione,la forte crescita produttiva ed economica ebbe riflessi in ogni campo. Il vento che soffiava dagli States portò una rivoluzione dei costumi con l'arrivo degli elettrodomestici e la diffusione di prodotti nuovi destinati a cambiare gusti e le abitudini. Sui manifesti è tutto un fiorire di detersivi e soluzioni per l'igiene della casa,cibi in scatola, dadi per il brodo, margarine, polveri per rendere gassata l'acqua, bibite, patatine fritte. Alle campagne pubblicitarie italiane si sommano quelle massicce delle agenzie internazionali che creano le condizioni per il successo planetario di marchi-icona. Di contro, c'è la esigenza di "europeizzare" il messaggio: ecco, allora, il manifesto poco visto dello svizzero Herbert Leupin con un cameriere-sciatore che scende da un pendio con un vassoio di bottigliette di Coca Cola. Ai visitatori si offrono gli autori specializzati nella grafica illustrata, legati alle origini del cartellonismo - è il caso di Marcello Dudovich, Gino Boccasile, Alfredo Edel - o come Erberto Carboni, Marcello Nizzoli ispirati da strategie comunicative nuove che "inseriscono il manifesto, nemmeno più così indispensabile, in promozioni pubblicitarie ad ampio spettro che il prodotto lo imballano, lo etichettano, lo animano". Dal nord arrivano a Milano lo svizzero Max Huber, l'olandese Bob Noorda, il tedesco Michael Engelmann - che mixano il migliore design e la cultura d'impresa più emancipata, "disegnando immagini così perfettamente attuali da essere oggi, a 70 anni di distanza, vive e storiche al contempo".

A spiccare su tutti è il caso tutto italiano di Armando Testa, la voce più originale, "che si rivelerà a lungo capace di ineguagliati traguardi di sintesi e di efficacia comunicativa". I cartelloni e i poster che reclamizzavano i grandi marchi della produzione di massa esercitano grande fascino per la loro impronta vintage, ma a ben vedere descrivono un paese che non si farebbe fatica a definire politicamente scorretto. "La pubblicità della carne Simmenthal, con la scatola posta proprio al centro dell' immagine dell' animale, ha un impatto straordinariamente forte che oggi sarebbe considerato brutale e, quindi, controproducente", osserva Marta Mazza, curatrice della rassegna. Lo stesso vale per le polveri e i liquidi per il bucato, un inno alla quantità schiuma e al potere sbiancante tanto graditi dalle casalingh, che oggi sarebbe bocciato in virtù della ormai radicata sensibilità ecologica. C' è spazio anche per i manifesti fluorescenti, studiati per essere visti anche in notturna, come quello della Pai che presenta una grande patatina umanizzata, "un esempio della americanizzazione del cibo mordi-e-fuggi e del confezionamento dei sapori che anticipa la pop art", fa notare la direttrice del museo.Una sezione è dedicata agli elettrodomestici e alle macchine da cucire, alle macchine per scrivere Olivetti, ai grandi settimanali illustrati come Epoca o Amica e ai loro reportage con testi e foto sulla scia di Life, il capostipite del genere.

Una novità è l' esposizione, per la prima volta, di cartoni sagomati e montati in tre dimensioni da esporre sui banchi di vendita, piccoli teatrini antenati degli espositori di oggi. Infine, gli otto manifesti dell' artista contemporaneo Riccardo Guasco, realizzati per l'occasione su prodotti rigorosamente sostenibili e assolutamente bio. 
   

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