"La notizia secondo cui l'Agenzia per
la cybersicurezza nazionale avrebbe appreso, da una segnalazione
informale avvenuta su LinkedIn, dell'esposizione sul web dei
numeri personali di alte cariche dello Stato e che a tale
segnalazione non sia stato dato il seguito necessario, visto il
rilievo delle figure istituzionali interessate, è assolutamente
destituita di fondamento". Lo fa sapere la stessa Agenzia.
Nella segnalazione del 18 marzo scorso da parte dell'esperto
di informatica Andrea Mavilla, ricorda Acn, "si faceva esclusivo
riferimento al rinvenimento sul web di numeri e contatti
personali di quadri dirigenziali dell'Agenzia. Le verifiche
successive, fatte nel giro di qualche ora, hanno consentito di
accertare che la segnalazione non riguardava un'esfiltrazione
conseguente ad una compromissione del sistema informatico
dell'Agenzia e che, peraltro, alcune delle informazioni e dei
dati risultavano non più attuali in quanto riferiti a precedenti
esperienze di lavoro ed anche esposti per motivi professionali".
"La stessa esposizione di queste informazioni sul web -
prosegue l'organismo diretto da Bruno Frattasi - sembra invece
essere legata all'attività di aggregatori da parte di società
extra-europee, le quali fanno raccolta di tali informazioni,
talora cedute anche con il consenso informato dell'interessato,
e ne fanno oggetto di compravendita, prevalentemente per fini
commerciali o di profilazione dei clienti. Il che può
determinarne anche il rischio di reperibilità sul web".
"Per quanto riguarda, invece, l'esposizione sul web di dati
afferenti ad alte personalità dello Stato, che appare
riconducibile alla stessa fenomenologia sopra descritta -
conclude - l'Agenzia, per quanto di competenza, riferirà al
Copasir".
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