Cosa è accaduto ad Andrea Prospero, lo studente di informatica trovato senza vita in un appartamento nel centro di Perugia, è ancora un mistero con punti oscuri da chiarire. Oggi un giovane di 18 anni è finito ai domiciliari per istigazione o aiuto al suicidio ed un altro è indagato per cessione di oppiacei.
Andrea Prospero scompare il 24 gennaio scorso a Perugia, dove risiedeva in un ostello per frequentare la facoltà di Informatica dell'Università del capoluogo umbro. Ha 19 anni, è nato a Lanciano (Chieti) il 20 ottobre del 2005.
Nei giorni successivi alla sparizione le ricerche serrate danno esito negativo I vigili del fuoco attivano anche il sistema di geolocalizzazione “Life keeper”, una strumentazione che utilizza il drone come ripetitore per le celle telefoniche, ma il cellulare dello studente non risulta attivo.
Viene diffusa la foto segnaletica per le persone scomparse: Andrea Prospero è alto 170 centimetri, ha una corporatura esile, carnagione chiara, capelli neri e corti, occhi castani. Di solito veste con pantaloni di una tuta e felpa, indossa un piumino di colore scuro ed uno zaino blu.
La procura apre un fascicolo, senza ipotesi di reato. "Non c'è allo stato alcun elemento che possa far ipotizzare un omicidio", precisa il procuratore Raffaele Cantone.
Il 29 gennaio viene ritrovato un corpo senza vita di un giovane in un appartamento nel centro di Perugia: è quello di Andrea Prospero. Viene disposta subito l'autopsia. Gli accertamenti iniziali continuano ad escludere l'omicidio.
L'appartamento in affitto, i 5 telefoni e le tante Sim
Lo studente alloggiava da alcuni mesi in un ostello, ma il piccolo appartamento dove è stato ritrovato senza vita era stato affittato da una ventina di giorni attraverso un'agenzia di affitti brevi e il ragazzo aveva già chiesto di prolungare la locazione. Nella camera sono stati repertati diversi farmaci, il computer, alcuni telefoni cellulari, sessanta Sim, finiti al vaglio degli inquirenti. Nessun segno di effrazione è stato individuato sulla porta d'ingresso.
Gli inquirenti che indagano pensano a un malore legato all'assunzione di farmaci. Uno degli aspetti da chiarire è perché il giovane avesse preso in affitto da diversi giorni la camera pur alloggiando in un ostello. Nei giorni delle ricerche gli investigatori hanno eseguito più volte verifiche sulle persone alloggiate in strutture ricettive in tutta Italia senza però trovare il suo nominativo. Controlli eseguiti dal 24 gennaio e poi ripetuti più volte.
Le indagini che hanno portato all'arresto di un diciottenne si sono concentrate sul mondo della rete. C'è poi un altro indagato, per cessione di un medicinale di tipo oppiaceo.
La drammatica chat agli atti
C'è una chat Telegram "particolarmente drammatica" agli atti dell'indagine sulla morte di Andrea Prospero. "E' quella di fatto con la quale Prospero scambia messaggi con un'altra persona (il 18enne ai domiciliari, ndr) nei momenti immediatamente precedenti l'assunzione dei farmaci - ha spiegato il procuratore di Perugia Cantone - Da questa abbiamo ricavato gli elementi che ci consentono di ritenere che il giovane messo agli arresti domiciliari abbia non solo confortato e incentivato l'idea di Prospero di volersi suicidare ma lo abbia anche incoraggiato nei momenti nei quali manifestava titubanza". Inoltre "l'interlocutore dello studente avuta notizia che i farmaci erano stati assunti, anziché chiamare i soccorsi, si preoccupava soltanto dei possibili rischi di poter essere identificato, a seguito del ritrovamento del cellulare".
"Ditemi chi era mio figlio", l'appello del padre
"Vi prego, ditemi chi era mio figlio. Perché quel ragazzo con cinque telefoni, sessanta sim, due carte di credito non sue, che dicono si sia ucciso ingerendo barbiturici, non è il figlio che ho conosciuto per 19 anni. E dunque o avevo due figli o le cose qui non tornano": è stato l'appello del padre di Andrea, Michele Prospero.
La famiglia non ha mai creduto al suicidio. "O lo hanno ucciso o - ha detto Michele Prospero a Repubblica -, al massimo, lo hanno indotto a farlo. È chiaro che Andrea deve essere finito in qualche brutto giro di cui davvero nessuno di noi ha mai avuto nessun sentore. Quale che sia la verità, anche la peggiore, io ho bisogno di saperla per andare avanti".
Anche oggi il padre lo ha ribadito: "Sinceramente, ho ancora dei dubbi che lo abbia fatto o volontariamente o aiutato da qualcuno. Io sono sempre del parere che si tratti di omicidio".
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