Con i suoi scatti ha raccontato
la storia, il costume, la politica, il boom economico, le feste
religiose, le testimonianze artistiche, la cultura, lo sport e
la cronaca quotidiana. Tony Barbagallo è stato dal 1955
l'interprete più curioso e la memoria più autentica della vita
pubblica di Vittoria, nel Ragusano, e non solo di Vittoria. Dal
suo immenso archivio di fotoreporter e documentarista
riaffiorano ora le immagini che dal 23 novembre al 2 dicembre
saranno in mostra nella sala delle Capriate. L'esposizione,
promossa dal Comune, è curata da Arturo Barbante.
Alcuni scatti di Barbagallo, amico di Giuseppe Leone e
maestro del bianco e nero, sono diventati vere e proprie icone
del fotogiornalismo come il ritratto di Francesco Giombarresi
("un pittore grande grande che disegna piccolo piccolo", diceva
Pier Paolo Pasolini), i riti della Settimana santa, gli eventi
politici e un quadretto di grande effetto come "Sole a
perpendicolo". È una foto del 1969: sulla piazza principale di
Vittoria deserta e assolata un uomo si ripara il capo con uno
spesso foglio di carta seduto davanti a una bancarella di libri
usati in attesa di lettori che non si vedono.
Attento ai cambiamenti sociali, Barbagallo ha raccontato
anche il lavoro con le trasformazioni introdotte dalle moderne
colture nella catena della produzione agricola, con la
riscoperta della vendemmia e con il lento ma inesorabile declino
dei mestieri manuali: costruttori e pittori di carretti,
falegnami, bottai, calzolai, cestai. In quelle foto Barbagallo
ha descritto a futura memoria la storia di un mondo che andava
inesorabilmente cambiando oppure era prossimo al tramonto.
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