"Uno scenario difficile da decifrare: tutti vorrebbero che finisse questa guerra, ma non si capisce come e quando possa terminare. L'Ucraina combatte perché, sottomessa alla Russia, non avrebbe più libertà, nemmeno culturale e spirituale. Io penso che i governi debbano mettersi d'accordo per far terminare questo conflitto". L'ha detto l'arcivescovo latino di Leopoli, monsignor Mieczysław Mokrzycki, a Cagliari in occasione dei festeggiamenti in onore di Nostra Signora di Bonaria, patrona massima della Sardegna, su invito del segretario generale della Cei e arcivescovo di Cagliari, monsignor Giuseppe Baturi.
"Leopoli è un posto relativamente tranquillo non si sentono spari, non ci sono palazzi che crollano - ha continuato - ma gli ospedali sono pieni. Tornano moltissimo soldati feriti, senza gambe, senza mani". Una situazione di costante tensione: "Si combatte soprattutto a est - ha spiegato - due o tre volte al giorno scatta l'allarme e tutti devono scendere nei rifugi. Si chiudono i negozi, si chiudono le scuole. E molti bambini rischiano di essere traumatizzati perché non capiscono perché devono stare oltre le lezioni due o tre ore nei rifugi: nemmeno i genitori, prima del cessato allarme, possono andare a prenderli per portarli a casa".
"CON ODIO E VENDETTA SARA' SEMPRE GUERRA" - "Bisogna educare la gente alla conciliazione: il nostro obbligo cristiano è quello di perdonare. Anche se capisco che di fronte a un'invasione sia difficile. Bisogna evitare che si alimentino odio e vendetta perché altrimenti la guerra, anche una volta cessata, ricomincerebbe subito dopo". Così, durante una conferenza stampa, l'arcivescovo latino di Leopoli, monsignor Mieczysław Mokrzycki, a Cagliari su invito del segretario generale della Cei e arcivescovo di Cagliari, monsignor Giuseppe Baturi. "Lo scenario è questo: gli ucraini sono intenzionati a combattere fino alla fine - ha aggiunto - o almeno fin quando per loro sarà possibile ricevere aiuti internazionali. Molti sono i funerali dei soldati: sono scene molto commoventi perché tutto il villaggio partecipa con una comune preghiera". Sono circa cinquecento gli ucraini accolti nella Diocesi di Cagliari dall'inizio della guerra, compresi circa cento minori.
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