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Calciatore ucciso da una bomba, due arresti dopo 10 anni

Calciatore ucciso da una bomba, due arresti dopo 10 anni

Martimucci morì a 27 anni dopo cinque mesi di coma

BARI, 20 febbraio 2025, 18:37

Redazione ANSA

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Fu una "vittima innocente di mafia" il calciatore 27enne Domenico Martimucci, ucciso dall'esplosione di una bomba piazzata il 5 marzo del 2015 nel circolo ricreativo Green di Altamura (Bari) che la criminalità voleva chiudere. E a dieci anni dalla sua morte, e dopo la condanna di mandante ed esecutori, sono stati arrestati dai carabinieri anche Nicola Centonze e Nicola Laquale: il primo, secondo l'accusa, ebbe il ruolo di coordinatore e il secondo fornì l'ordigno.

Fu proprio il 47enne Centonze, in veste di collaboratore di giustizia, a far arrestare Mario D'Ambrosio, considerato il mandante, condannato a 30 anni; e gli esecutori materiali Savino Berardi e Luciano Forte, condannati rispettivamente a 20 e 18 anni. Ma, ha sottolineato il procuratore di Bari, Roberto Rossi, "si era dimenticato della propria responsabilità. E su questo noi siamo implacabili, chi collabora deve essere sincero e deve dire tutto, non può non riferire alcune cose".

Centonze, in particolare, è considerato l'intermediario tra D'Ambrosio e gli esecutori. Oltre a Martimucci, che morì dopo cinque mesi di coma, rimasero ferite gravemente altre sei persone. E i due arrestati sono accusati di omicidio volontario, tentato plurimo omicidio e detenzione e porto di materiale esplodente, aggravate dal metodo mafioso. Martimucci giocava nel Castellana ed era soprannominato Zidane. In sua memoria i familiari hanno fondato la onlus "Noi siamo Domi". Sua sorella Lea oggi ha detto che "gli uomini e le donne dello Stato", le forze dell'ordine e la magistratura, "sono i numeri 10 come lo era mio fratello in campo: oggi Domi sta ridendo perché la giustizia arriva e perché è orgoglioso di noi".

"La giustizia è spesso criticata per la sua lentezza, ma è inesorabile e non ci dimentichiamo di niente, soprattutto dei fatti gravi. Non li trascuriamo mai e continuiamo a lavorare", ha aggiunto Rossi. "Le indagini hanno dimostrato come il movente dell'attentato fosse duplice. Da un lato distruggere una struttura per spostare gli utenti in un altro circolo, gestito da D'Ambrosio.

Dall'altro, riaffermare davanti alla cittadinanza di Altamura il predominio del clan D'Ambrosio su quello Loiudice", ha spiegato il procuratore aggiunto Francesco Giannella, coordinatore della Dda. Un'azione che la pm Errede ha definito "in totale disprezzo della vita delle persone. Gli esecutori materiali hanno riferito che gli era stato detto di aprire la porta e buttare la bomba".

Per il generale Gianluca Trombetti, comandante provinciale dei carabinieri di Bari, si tratta di "un fatto gravissimo che ha colpito fortemente la comunità altamurana, che ha provato sdegno ma ha saputo reagire con una serie di iniziative, sia da parte dei familiari che della comunità per intero".

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