In un anno i lavoratori marchigiani
sono passati da 641.107 a 644.251, +3.144 . Cala il numero delle
persone in cerca di occupazione: -281 disoccupati (-0,8%) con il
tasso di disoccupazione passa dal 5,3% al 5,2%. Questi i dati
elaborati da Confartigianato e Cna, analizzando quelli Istat.
L'exploit più consistente si è registrato nella provincia di
Ascoli Piceno (+4.637 occupati) seguita da Pesaro e Urbino
(+2.194). In calo gli occupati ad Ancona (-1.692), Macerata
(-1.343) e Fermo (-652). La crescita dell'occupazione è stata
trainata dalle donne (+2,3%), dal commercio e alberghi +5.900
unità (+4,7%) e l'occupazione indipendente delle partite Iva, di
artigiani e commercianti +8.296, a fronte di un calo del lavoro
dipendente (-5.151). Performance peggiore in agricoltura (-33,1%
pari a circa 6.900 occupati in meno).
"La crescita dell'occupazione nell'ascolano - commentano i
segretari regionali di Cna Moreno Bordoni e di Confartigianato
Gilberto Gasparoni - si è avuta grazie al settore delle
costruzioni e ai servizi, mentre nel pesarese è dovuta
soprattutto al commercio". Nella provincia di Ancona sono
servizi, costruzioni e agricoltura "a determinare un calo degli
occupati, mentre aumentano i posti di lavoro nel manifatturiero
e nel commercio".
Se a Macerata il calo occupazionale "si è concentrato quasi
tutto nel commercio, nel fermano sono il manifatturiero e
l'agricoltura ad aver perso posti di lavoro". Questi dati sono
la conferma che le Marche sono una regione plurale e "i decisori
politici devono tener conto di questa peculiarità, calibrando
gli interventi sulle esigenze dei territori", concludono,
sottolineando il contributo fondamentale alla crescita
dell'occupazione ed alla tenuta del tessuto sociale ed economico
degli artigiani, i commercianti ed in genere i lavoratori
autonomi.
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