"Vorrei dire che mi dispiace per quanto accaduto, per aver assassinato Marta con la quale avevo un buon rapporto. Non è stata colpa mia, ma dei miei familiari che non mi aiutavano". Così Domenico Livrieri, accusato dell'omicidio della vicina di casa 60enne Marta Di Nardo, ha ammesso di avere ammazzato la donna, dopo che il cadavere è stato trovato tagliato in due venerdì sera nella sua abitazione in via Pietro Da Cortona a Milano. Le ragioni dell'omicidio, stando a quanto riferito da lui stesso, sarebbero state di natura economica. Nello specifico, Livrieri ha spiegato che l'obiettivo era quello di rubarle il bancomat, tanto che "con una delle sue carte - scrive il gip Alessandra Di Fazio nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere - aveva prelevato al bancomat dopo la morte della donna circa 170 euro (non prima di avere rinvenuto i codici di accesso presso l'abitazione della vittima)".
"Preso dal panico ho nascosto il corpo sopra nella botola in cucina - ha raccontato l'uomo - dopo averla tagliata con un coltello da cucina lungo 50 cm. Non ho raccontato a nessuno di quello che è successo. Non so perché i giorni successivi mi recavo a casa sua, dove mangiavo".
L'omicida avrebbe dovuto trovarsi in una Rems
Domenico Livrieri avrebbe dovuto trovarsi in una Rems, una struttura sanitaria di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali e socialmente pericolosi.
Nella struttura, però, non ci è mai andato per "mancanza di disponibilità - scrive il gip Alessandra Di Fazio nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere per l'omicidio -, nonostante i ripetuti solleciti del pm alle autorità di competenza". Livrieri, infatti, oltre a reati contro il patrimonio, ha due precedenti specifici per violenza sessuale e sequestro di persona: per quest'ultimo era stato condannato in abbreviato a 2 anni e otto mesi di reclusione. Il 5 luglio del 2021, per il reato di violenza sessuale e lesioni, era stata disposta nei suoi confronti la misura della custodia cautelare in carcere, poi sostituita a settembre dello stesso anno con la misura della libertà vigilata, a sua volta sostituita a marzo del 2022 con quella della Rems, mai eseguita.
Il Gip: Livrieri deve restare in carcere
Domenico Livrieri deve rimanere in carcere. A stabilirlo è il gip di Milano Alessandra Di Fazio, che ha convalidato l'arresto del 46enne. Data "l'estrema gravità dei fatti commessi - scrive il giudice nell'ordinanza -, la personalità dell'imputato capace di crimini efferati come già fatto in passato, l'unica misura cautelare è quella della custodia cautelare in carcere".
L'avvocato Diego Soddu, difensore dell'uomo, aveva chiesto una misura di custodia cautelare in un luogo di cura, in quanto l'indagato soffre di problemi psichiatrici ed era già in carico a un Cps. Il gip ha disposto anche che i servizi psichiatrici del carcere "aggiornino costantemente" il giudice "sulle sue condizioni psicofisiche", in attesa che venga disposta una "nuova perizia sulla capacità di intendere e di volere".
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