Poesie di 'straordinaria e perenne attualità', è stata definita dalla giuria la raccolta con cui la poetessa Cristina Alziati, ha vinto la 14/a edizione del premio Pontedilegnopoesia, assegnato nella cittadina dell'Alta Valle Camonica.
Perchè quei versi sembrano proprio riecheggiare
le domande, ma purtroppo senza risposte, che in queste ultime
settimane tutti si stanno ponendo, di fronte ad una Natura che è
sembrata scatenarsi, tra cambiamenti climatici e devastazioni.
In ''Quarantanove poesie e altri disturbi', edito da Marcos
y Marcos, che Alziati ha inviato al concorso nazionale di poesia
edita, c'è quasi una denuncia civile.
L'uomo ha fallito e ora
resta tutto in mano alla Natura. La poetessa milanese, 60 anni,
residente a Bolzano, racconta scarnamente di solitudine e
distruzione, di incanto e serena rassegnazione, soffermandosi
sulle stelle, i papaveri, la terra e le nuvole che, ha scritto
Giuseppe Grattacaso nella sua introduzione critica al premio,
'caparbiamente difendono il segreto che potrebbero rivelare'.
"Ho sempre ritenuto che l'uomo avesse numerose possibilità di
migliorare la situazione umana, i rapporti, evitare i
conflitti, che facesse il possibile perchè i destini collettivi
fossero migliori di quelli esistenti - ha spiegato la scrittrice
che nell'ultimo libro, 11 anni fa, lanciava ancora messaggi di
fiducia - - Ma adesso per me è finita ogni speranza, non ho più
nessuna fiducia che si possa cambiare, e in questo libro c'è
tanta Natura, una Natura che nonostante tutta la distruzione, io
sento come altra anche rispetto al destino di una fine del
mondo: posso immaginare una fine del mondo umano ma non della
natura e questa forse anche è un'idea di futuro". "Chi scrive
poesie vede le cose come sono ma al contempo dentro quella cosa
ne vede anche un'altra - ha aggiunto la poetessa - L'uomo ha
ancora tanto bisogno di poesia, ma quella alta, è
indispensabile per dare voce all'invisibile, perchè mostra
sempre qualcosa che non si vede e solo attraverso la poesia
riesce ad imporsi".
Tra gli altri finalisti Agnese Fabbri, che con 'Stagioni' si
è cimentata nella poesia dialettale, Baldo Meo con 'Pareri sul
mondo oscuro' e Tiberio Crivellaro con 'Tormente'
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