In Lombardia sono oltre 3 mila (3245) gli immobili confiscati alla criminalità organizzata e in parte restituiti alla collettività per progetti di utilità sociale.
La Lombardia si trova al quinto posto come numero di beni, dopo la Sicilia, la Campania, la Calabria e il Lazio.
Sono
invece 125 le aziende confiscate alle mafie. I dati sono stati
illustrati nel corso dell'evento promosso da Coop Lombardia dal
titolo 'Cosa vuol dire legalità? La legalità in campo (e a
tavola)', in occasione della XXVII Giornata in ricordo delle
vittime innocenti delle mafie.
"La normativa italiana sui beni confiscati alla mafia è unica
al mondo, infatti i beni confiscati vengono riconsegnati ai
territori che sono stati danneggiati dalla presenza della
criminalità organizzata - ha spiegato Simona Ronchi, dirigente
della sede di Milano dell'Agenzia Beni Sequestrati e Confiscati
alla Criminalità Organizzata -. Il mio auspicio è che l'Italia
riesca ad esportare queste buone pratiche". Un esempio virtuoso
di riutilizzo dei beni confiscati in Lombardia è quello
raccontato da Don Massimo Mapelli della Caritas di Milano. A
Cisliano, nel Milanese, una masseria confiscata ospita persone
che hanno subito lo sfratto esecutivo ed è diventata luogo di
formazione e lavoro da cui sono passate circa 11 mila persone in
questi anni. Un bar confiscato alla mafia a Garbagnate Milanese,
dove si facevano affari sporchi, si chiama oggi 'Alla luce del
sole' un luogo di incontro e crescita per i giovani.
A portare la sua testimonianza è stato anche Yvan Segnet,
presidente dell'associazione No Cap, che lotta contro il
capolarato, che ha lanciato un messaggio ai consumatori. "Serve
consapevolezza quando si va fare la spesa perché le agromafie si
alimentano della non consapevolezza dei cittadini - ha detto -.
Fare una spesa giusta può fare la differenza e può portare al
cambiamento, ci devono essere prima i diritti e poi il
prodotto".
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