Una musica potente e suggestiva
incentrata su una vicenda horror ha incantato il pubblico di
Santa Cecilia. Lunghi applausi e ripetuti 'bravo' ha meritato il
19 ottobre Jakub Hrusa, direttore Ospite Principale
dell'Orchestra e del Coro dell'Accademia Nazionale, per
l'esecuzione di La sposa dello Spettro di Antonin Dvořák, per la
prima volta nel cartellone della Fondazione della capitale.
Il pubblico ha apprezzato anche l'ottima prova dei cantanti,
il soprano Corinne Winters, il tenore Richard Samek e il
baritono Roman Hoza ma soprattutto del coro istruito da Andrea
Secchi, protagonista per gran parte della lunga composizione.
L'imponente spiegamento di forze - 80 elementi dell'orchestra,
65 voci del coro - governato con sicurezza dal direttore ceco e
la tensione della cantata di amore e morte composta nel 1884 dal
musicista boemo avrebbe ben figurato in una apertura di stagione
considerando le perplessità suscitate dalla scelta di inaugurare
i concerti sinfonici una settimana fa con la Trilogia romana di
Ottorino Respighi, bella ma non particolarmente coinvolgente,
abbinata al video di Yuri Ancarani dedicato ai miti e alle
bellezze della Città Eterna e la partecipazione del coro,
addirittura fuori campo, limitata a due brevi brani di Franz
Liszt.
La prima delle tre serate proposte da Hrusa - repliche il 20
ottobre alle 20:30 e il 21 alle 18 - ha lasciato ampiamente
soddisfatti gli spettatori anche nella prima parte riservata
all' Ouverture e Danze dall' opera comica La sposa venduta del
compositore ceco Bedrich Smetana. La vicenda macabra musicata da
Dvořák su testo di Karel Jaromin Erben ha per protagonista una
fanciulla prossima alle nozze che aspetta da tre anni il
promesso sposo impegnato in guerra. Il giovane, in realtà, è
morto in battaglia e a tornare è il suo spettro intenzionato a
portare anche la ragazza nel mondo degli inferi. Il fantasma si
dissolverà all'alba con l'intera scena infernale grazie alle
preghiere della giovane.
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