Trionfo all' Opera di Roma per il Giulio Cesare in Egitto, il dramma di Georg Friedrich Händel al debutto in Italia nella versione di Damiano Michieletto con Rinaldo Alessandrini sul podio e tre grandi controtenori a dominare la scena, Raffaele Pe, Carlo Vistoli e Aryeh Nussbaum Cohen.
Il regista veneziano, ormai legato da una salda collaborazione con la Fondazione musicale romana che proprio ieri gli ha dato carta bianca per il cartellone 2025 del Festival estivo alle Terme di Caracalla, ha portato al Costanzi l' allestimento presentato con successo l' anno scorso al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi e poi a Montpellier e Lipsia.
Grandi applausi hanno coronato questo dramma imponente
sul potere, l' amore e il destino che Handel cominciò a comporre
giusto tre secoli fa (la prima fu al King's Theatre di Londra
nel febbraio 1724) che in questa rilettura elimina gli orpelli
e i riferimenti a epoche storiche per concentrarsi sull'
interiorità dei personaggi facendoli muovere in abiti moderni e
borghesi in un cubo bianco nel quale le pareti si aprono di
volta in volta sull' oscurità dello sfondo. I tre controtenori,
tra i principali e più apprezzati della scena contemporanea,
hanno offerto una prova straordinaria di capacità vocale
affascinando il pubblico nelle duetti e nelle arie meravigliose,
ben 33. Raffaele Pe, definito dal Times una ''star del
barocco'', è stato un superbo Giulio Cesare - goffo, solo e
quasi spettatore degli eventi, così lo vede Michieletto. La
scena si apre con il suo doppio trattenuto da una serie di
elastici rossi che gli impediscono di muoversi risucchiandolo
nel buio, un richiamo simbolico al tempo e al destino che
connota tutta l' opera con il filo rosso manovrato dalla tre
inquietanti Parche nude che senza sosta attraversano lentamente
il palco.
Sono previste quattro repliche fino al 21 ottobre. I tre
controtenori saranno sul palco del Costanzi anche il 20 ottobre
per una serata dedicata a brani di Vivaldi, Handel, Vinci,
Porpora, Broschi, Glucle Rossini.
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