(di Mattia Bernardo Bagnoli)
La Nato terremotata dal capo del
Pentagono Pete Hegseth, su mandato del commander-in-chief Donald
Trump, si ritrova all'improvviso divisa, con gli Usa da una
parte a dettare la linea sulla pace in Ucraina e su una maggiore
condivisione degli oneri di spesa (sul principio sono tutti
d'accordo, sul 'quanto' meno), l'Europa a subire senza poter
toccare palla dall'altra. E Kiev sotto shock, più o meno nel
mezzo. "Non è un tradimento", ha sbraitato Hegseth al quartier
generale a Bruxelles all'inizio della ministeriale. Eppure
alcuni alleati la vedono proprio così.
L'ucraino Rustem Umerov, che ha avuto incontri bilaterali sia
con Hegseth che con il segretario generale Mark Rutte, ha
cercato di salvare la faccia. "Noi continuiamo la lotta, siamo
forti, siamo capaci, ce la faremo", ha dichiarato ai giornalisti
ringraziando i partner per gli aiuti militari. Che stanno
continuando, nonostante tutto. È chiaro, però, che le certezze
iniziano a vacillare. Rutte - è il suo mestiere e lo sa fare
bene - sta cercando di mediare. "Siamo una famiglia ma siamo
anche un'alleanza di democrazie e magari non siamo sempre tutti
d'accordo", ha messo le mani avanti. "Vediamo - ha aggiunto -
come evolve ora la situazione, l'Ucraina deve essere coinvolta
nei negoziati di pace". La frattura più evidente tra Washington
e Bruxelles corre proprio sul tema del negoziato, perché
l'Europa non ci sta a rassegnarsi al ruolo di comprimaria.
"Non esiste un accordo siglato alle nostre spalle", ha
tuonato l'alto rappresentante Kaja Kallas, presente al Consiglio
Nato-Ucraina. "Ogni intesa rapida sarà un affare sporco, vedo
una situazione simile a quella di Monaco nel 1938: l'appeasement
non funziona". Paragoni pesanti. In campo è sceso anche il
presidente del Consiglio Europeo, Antonio Costa. "La pace in
Ucraina e la sicurezza dell'Europa sono inseparabili: la pace
non può essere un semplice cessate il fuoco", ha scritto in una
nota. Kallas - appoggiata qui dal ministro della difesa tedesco
Boris Pistorius - si è poi lamentata sul metodo. "Non è una
buona tattica di negoziazione se si dà via tutto prima ancora
che le discussioni siano iniziate", ha detto -- una strategia
che Pistorius ha definito "deplorevole".
Ora, infatti, è da capire quali possano essere le garanzie di
sicurezza utili a Kiev per evitare di essere attaccata di nuovo.
"Abbiamo bisogno di una pace duratura, non di una Minsk-3, non
possiamo permettere a Putin di vincere", ha sintetizzato Rutte
al termine della giornata, ponendo l'accento sui punti che
uniscono l'Alleanza e non su ciò che la divide. "Una Nato
spaccata, con l'Europa da una parte e gli Usa dall'altra,
sarebbe il miglior regalo a Mosca, dobbiamo tenerla unita", ha
sottolineato il ministro italiano Guido Crosetto. Che però ha
constatato: "Molti Paesi hanno espresso contrarietà alla
posizione presa dagli Usa sull'ingresso dell'Ucraina nella
Nato".
Ecco, ora bisogna vedere se all'indignazione seguirà
qualcosa di più costruttivo oppure se gli Usa avranno gioco
facile ad usare l'antico strumento del 'divide et impera'. Alla
Conferenza di Monaco, che si apre domani, ci saranno ampie
occasioni d'incontro tra europei americani ed ucraini - il G7,
il Quint, una girandola di bilaterali - e la possibilità di
ricucire in teoria ci sarebbe. Ma Trump non ha dato segno di
essere interessato a coinvolgere l'Europa, per la delizia dello
zar (che da sempre ha come obiettivo di far fuori l'Ue). "Per la
Nato questo il momento della verità", ha ammonito il ministro
della Difesa francese Sebastien Lecornu.
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