"Appare chiaro come la mera
presenza in occasione di una manifestazione non violenta non
possa di per sé integrare una condotta tale da giustificare la
qualificazione del partecipante come persona socialmente
pericolosa, senza che allo stesso sia imputabile una condotta
qualificabile come reato o sia contestabile la violazione del
foglio di via o del divieto di frequentare determinati luoghi".
E' un passaggio delle motivazioni con cui la prima sezione
del Tar dell'Emilia-Romagna ha annullato, accogliendo il ricorso
presentato dai loro legali (Ettore Grenci, Daria Mosini,
Gianluca Vitale e Luigi Gili), 12 fogli di via da Bologna che
erano stati comminati dal questore ad altrettanti attivisti di
Extinction Rebellion la scorsa estate. I fatti risalgono al 9
luglio, quando tre ambientalisti si calarono dal tetto della
sede del Comune srotolando uno striscione con la scritta 'G7 la
vostra tecnologia il nostro collasso', mentre altri si
incatenarono a terra davanti all'ingresso del Comune,
impedendone l'accesso secondo le forze dell'ordine.
Secondo i giudici amministrativi il ricorso è fondato perché
ai ricorrenti non è stata contestata alcuna "specifica condotta
ingenerante pericolo per la collettività o comunque violenta,
dal momento che il provvedimento dà conto solo della sua
presenza nel luogo in cui si è svolta la manifestazione". In
sintesi, nel provvedimento "manca l'imputazione al ricorrente di
una specifica condotta sintomatica della pericolosità sociale".
In ogni caso, si legge sempre nelle motivazioni, "il
provvedimento non può ritenersi corredato da adeguata
motivazione, anche in considerazione del fatto che non è stata
accertata una violazione di precedenti ordini
dell'Amministrazione, dal momento che il provvedimento non
consente di desumere che la condotta posta in essere in Bologna
costituisca effettivamente la reiterazione di quella tenuta in
altre città d'Italia. Condotta che, peraltro, anche nei casi
delle precedenti manifestazioni non risulta aver dato luogo
all'avvio dell'azione giudiziaria".
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