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Vigilessa uccisa, tra Sofia e l'ex comandante un contratto di sottomissione sessuale

Vigilessa uccisa, tra Sofia e l'ex comandante un contratto di sottomissione sessuale

Lui si autodefiniva 'padrone, colui che può tutto sulla schiava'. La difesa: 'Il contratto viene dal libro '50 sfumature di grigio' era un gioco, non ha validità giuridica'

BOLOGNA, 17 marzo 2025, 16:58

Redazione ANSA

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Sofia Stefani - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sofia Stefani - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Il 18 maggio 2023 - un anno prima della morte di Sofia - Giampiero Gualandi e Sofia Stefani avrebbero firmato un "contratto di sottomissione sessuale".

Ne hanno parlato nel processo a carico dell'ex comandante della polizia locale di Anzola, accusato dell'omicidio della giovane collega, la procuratrice aggiunta Lucia Russo e l'avvocato Andrea Speranzoni, difensore di parte civile per la famiglia Stefani, nei loro interventi di richiesta delle prove. Nel contratto, è stato riferito in aula, Gualandi si "autodefiniva padrone, colui che tutto può sulla sua schiava". In un passaggio si diceva: "Io signore e padrone mi impegno a dominare l'anima della mia sottomessa".

Video 'Tra Stefani e Gualandi un contratto di sottomissione sessuale'

 

 

Per la difesa "Il contratto di sottomissione viene dal libro '50 sfumature di grigio' uno dei successi editoriali del 2011, lo si trova nel capitolo 11. Ci sono siti Bdsm da cui si possono scaricare contratti di questo tipo. Era un gioco, non ha nessuna validità, nessuna efficacia giuridica, nessuna possibilità di condizionare comportamenti. Nella vita sessuale gli adulti possono fare quello che vogliono". Lo ha spiegato l'avvocato Claudio Benenati, uno dei difensori di Giampiero Gualandi, ex comandante della polizia locale di Anzola imputato per l'omicidio della 33enne Sofia Stefani, con cui aveva una relazione extraconiugale, replicando alle affermazioni della pubblica accusa che ha citato il "contratto di sottomissione sessuale" firmato dall'imputato e dalla vittima il 18 maggio 2023, circa un anno prima dell'omicidio. Anche l'altro difensore di Gualandi, avvocato Lorenzo Valgimigli, ha avvisato la Corte di assise, rivolgendosi ai giudici, di fare attenzione "a chiunque cerchi di tirarvi per la giacca su pregiudizi di tipo morale".

Video La difesa di Gualandi: 'Il contratto era un gioco'

 

"In quel contratto i protagonisti sono un comandante e un agente, si colloca tutto nel contesto lavorativo di Sofia Stefani", ha ribattuto poi l'avvocato Andrea Speranzoni, difensore di parte civile per i genitori della vittima.

L'imputato al 118: 'E' partito un colpo'

 "Abbiamo una ferita molto grave. E' partito un colpo e ha colpito al viso la collega". Sono le parole che Giampiero Gualandi utilizzò quando il 16 maggio 2024 chiamò il 118 per Sofia Stefani, la ex collega con cui aveva una relazione sentimentale e che, secondo l'ipotesi di accusa, avrebbe assassinato.

L'audio della chiamata è stato fatto ascoltare nell'aula della Corte di assise di Bologna. L'operatrice disse a Gualandi di fare il massaggio cardiaco, in attesa dell'arrivo dell'ambulanza. Poi l'imputato diede una spiegazione di quello che era successo, ribadendo: "Stavo pulendo la pistola ed è partito un colpo". E' la stessa versione, quella dell'incidente, che poi Gualandi diede quando venne interrogato. 

Sentiti in aula i due testimoni presenti nel comando di Anzola

"Ad un certo punto sentimmo un tonfo. Ci guardammo, il tempo di guardarci e di dirigerci verso il corridoio e Gualandi uscì dal suo ufficio col cellulare in mano, era al telefono con il 118 e mi disse di chiamare il 112. Io mi affacciai e vidi la Stefani a terra nell'ufficio, e chiesi a Gualandi cosa dovevo dire. Lui mi disse: 'Dì che è partito un colpo'. E io chiamai i carabinieri col mio cellulare e dissi così".

È il racconto di quello che successe il pomeriggio del 16 maggio 2024 nel comando della polizia locale di Anzola Emilia (Bologna) fatto da Michele Zampino, impiegato amministrativo, una delle due persone presenti oltre all'imputato, l'ex comandante Giampiero Gualandi e alla vittima, Sofia Stefani.

L'altra persona era la sovrintendente della polizia locale Catia Bucci. Zampino ha riferito quello che ricorda testimoniando davanti alla Corte di assise di Bologna, nel processo per l'omicidio della vigilessa 33enne, uccisa da un colpo partito dalla pistola di ordinanza di Gualandi e sparato mentre i due si trovavano chiusi nell'ufficio di lui. In mattinata è stata sentita anche Bucci ed entrambi i testimoni hanno riferito di non essere al corrente della relazione sentimentale tra Gualandi e Stefani, ma Bucci ha spiegato che spesso la donna veniva nell'ufficio a incontrare Gualandi.

"Una o due volte alla settimana era lì. Pensavamo che lui come sindacalista stesse aiutando lei, che era stata licenziata", ha aggiunto la testimone. Bucci ha detto anche che il 16 maggio 2024 si accorse della presenza di Stefani quando uscì dal bagno e sentì la voce di lei nell'ufficio. "Sentii una voce femminile, riconobbi la voce. Aveva un tono normale, non sentii grida". Da quando uscì dal bagno a quando si udì lo sparo passarono circa due minuti, ha spiegato. La testimone ha detto anche di aver sentito, in precedenza quel giorno, "armeggiare nell'armeria" e che l'unico che poteva essere stato a farlo era Gualandi. Anche qualche giorno prima lo stesso Gualandi aveva preso la pistola dall'armeria, dicendo che doveva pulirla. 

 

Teste: 'Gualandi spostò subito il caricatore'

Quando l'appuntato dei carabinieri Giuseppe Di Pasquale arrivò nel comando di polizia locale di Anzola Emilia il 18 maggio 2024 l'imputato Giampiero Gualandi fece alcuni gesti che il militare, il primo ad intervenire sulla scena del crimine, ha osservato e ha sottolineato testimoniando davanti alla Corte di assise di Bologna, dove si celebra il processo sull'omicidio di Sofia Stefani. Appena entrato, l'appuntato vide Gualandi in piedi sulla vittima, con le gambe divaricate e le mani premute sul petto. "Gualandi guardava verso di me, ci guardammo, si alzò e mi disse che stava facendo il massaggio". Poi "l'ho fatto uscire dalla stanza, c'è stato un momento caotico e mi chiese se poteva andare in bagno. Gli dissi 'va bene' e lui entrò nel bagno attiguo al suo ufficio, aprì subito il rubinetto e si lavò le mani. Erano sporche di sangue, non eccessivamente"

. L'appuntato ha riferito anche di aver visto la pistola sulla scrivania: "Quando mi frapposi tra Gualandi e l'arma lui prese il caricatore, disinserito, e lo appoggiò su una cassettina di legno con scritto 'pulizia armi'. L'unica cosa modificata sulla scena è stata quella", ha detto il carabiniere, che ha descritto l'imputato come "freddo", "non aveva reazioni: l'unica frase che mi disse fu quella sul massaggio", ha spiegato. Nell'aula è stato proiettato anche il video che lo stesso carabiniere girò con il suo cellulare, appena arrivato, "per cristalizzare la situazione".

Anche i genitori della vittima hanno assistito alla proiezione, a fianco del loro difensore, avvocato Andrea Speranzoni, dopo che la procuratrice aggiunta Lucia Russo li aveva avvisati del fatto che si sarebbe visto anche il cadavere della figlia e che, se ritenevano, potevano uscire dall'aula.

Testimone: 'Non si pulisce un'arma così'

"Ho 32 anni di carriera, di armi ne ho pulite. Le regole basi sono fondamentali perché non si ferisca nessuno: non si può fare la pulizia con il caricatore inserito. In qualsiasi luogo di polizia ci deve essere uno spazio deputato allo scaricamento dell'arma, una volta scaricata si va in un luogo deputato alla pulizia con il kit. Trovare un'arma con la cartuccia inserita contrasta con la pulizia".

Lo ha detto il luogotenente Luca Ghirelli, comandante della stazione dei carabinieri di Anzola Emilia, rispondendo ad una domanda della pm Lucia Russo nel processo a carico di Giampiero Gualandi: l'ex comandante della polizia locale ha sostenuto di aver ucciso Sofia Stefani con un colpo partito per errore dalla sua pistola di ordinanza, mentre la stava pulendo.

"Fare la pulizia con il caricatore inserito è una cosa pericolosissima, per se stessi e per chi entra. Non si fa la pulizia dell'arma in quel modo", ha affermato il comandante. 

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