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L'impegno di Rosset per recupero vigne abbandonate in Valle d'Aosta

L'impegno di Rosset per recupero vigne abbandonate in Valle d'Aosta

Dalla distilleria di Nicola Rosset presto un whisky valdostano

ROMA, 17 marzo 2025, 19:29

Redazione ANSA

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Vini Rosset - RIPRODUZIONE RISERVATA

Vini Rosset - RIPRODUZIONE RISERVATA

 - Coi cambiamenti climatici che hanno ridotto notevolmente la neve a fondo valle sull'arco alpino l'imperativo per le aziende vitivinicole di montagna per preservare la qualità produttiva è sperimentare pratiche di viticoltura eroica a quote sempre più elevate, nonostante la maggiore forza lavoro necessaria. Lo conferma Matteo Moretto, enologo dell'azienda agricola Rosset avviata nel 2001 a Quart, in Valle d'Aosta, in occasione di un incontro-stampa a Roma, presso Il Ceppo, con degustazione del Sopraquota 900 in tre annate e i vini dell'annata 2022 Petite Arvine, Chambave Muscat, Nebbiolo, Syrah.

    "Stiamo recuperando tante vigne abbandonate - sottolinea - perché a metà '800 la Valle d'Aosta aveva 3300 ettari di vigneti, adesso siamo a 500. Quindi ci sono tantissime vigne abbandonate in quota perché, per via del peculiare microclima, una volta si piantava vigna a quote considerevoli in quanto già nell'Ottocento faceva molto caldo, si parlava di "eterna primavera". Proprio come avviene adesso.
  Non è facile tuttavia ottenere il via libera per disboscare, e per questo motivo tante cantine continuano a piantare a valle. Col rischio di veder le uve cuocersi d'estate. Dal 2010 al 2014 il sole non era così scottante, ora invece non si può più togliere la copertura delle foglie. Abbiamo poi dovuto far fronte a fitopatologie come peronospera e oidio della vite, e temiamo attacchi del coleottero giapponese (Popillia japonica, ndr), ciononostante non arretriamo dalla scelta di conduzione biologica della vigne".


    Il 2024, fa sapere l'enologo, "è stato disastroso: noi abbiamo perso il 70%, a fronte di una media regionale di perdita del 51%. In Valle d'Aosta ci sono 60 aziende vinicole: le convenzionali si sono salvate, per le tre del biologico è stata particolarmente dura perché nelle stagioni piovose il rame viene continuamente dilavato". Per il tecnico valdostano "vale comunque la pena confermare la conduzione biologica, visti anche i riconoscimenti della critica", col Sopraquota 900 premiato come miglior vino bianco d'Italia dal Gambero rosso.


    L'azienda fondata da Nicola Rosset produce su 13 ettari, con vigne che vanno dai 700 a oltre 900 metri di altitudine, 50mila bottiglie coi nuovi impianti acquisiti nel 2017 che hanno un potenziale produttivo di 80.000. Il mercato Italia vale il 65% delle vendite. "Adesso - conclude - stiamo investendo, con l'obiettivo di far conoscere i vini della Valle d'Aosta in tutta Italia e nel mondo. Questa è la visione della proprietà: andare oltre la vendita diretta in ambito regionale e portare fuori il vero valore del vigneto valdostano, territorio enoico complesso con molte identità. Inoltre la distillazione, con un lamponeto di proprietà, sta puntando sulla innovazione mettendo in lavorazione, oltre al gin e al ginepì, un whisky made in Vda".
   
   

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