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Perché il dolcetto a fine pasto è irresistibile

Perché il dolcetto a fine pasto è irresistibile

Il 'secondo stomaco' è nel cervello, stimola la voglia di zucchero anche se si è sazi

17 febbraio 2025, 16:56

di Benedetta Bianco

ANSACheck
Nasce nel cervello la voglia irresistiile del dolcetto a fine pasto (fonte: Engin Akyurt da Pexels) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Nasce nel cervello la voglia irresistiile del dolcetto a fine pasto (fonte: Engin Akyurt da Pexels) - RIPRODUZIONE RISERVATA

È nel cervello il ‘secondo stomaco’ che mina le buone intenzioni nel dire no al dolcetto di fine pasto: può sembrare strano, ma il gruppo di neuroni che ci segnala che siamo sazi è anche lo stesso che stimola la voglia di zucchero nonostante la pancia piena. Lo ha scoperto, sia nei topi che negli esseri umani, lo studio pubblicato sulla rivista Science e guidato dal Max Planck Institute per la Biologia dell’invecchiamento di Colonia, in Germania. I risultati potrebbero rivelarsi importanti anche per il trattamento dell’obesità: secondo gli autori della ricerca, potrebbe infatti essere utile aggiungere ai soppressori dell’appetito comunemente usati anche farmaci che bloccano i recettori delle sostanze prodotte da questi neuroni.

Per scoprire l’origine del cosiddetto ‘stomaco da dessert’, i ricercatori guidati da Henning Fenselau hanno studiato la reazione di topi completamente sazi davanti allo zucchero. Osservando il cervello degli animali, hanno capito che il responsabile è un gruppo di neuroni localizzato nell’ipotalamo, lo stesso che normalmente riduce l’appetito quando lo stomaco è pieno. Il problema è che, davanti allo zucchero, questi neuroni rilasciano anche endorfine, sostanze chimiche che vengono prodotte anche durante l’attività fisica, ad esempio, e che innescano il meccanismo di ricompensa nel cervello, inducendo ad indulgere nel dolce nonostante la sazietà.

La stessa cosa avviene negli esseri umani, come hanno evidenziato gli autori dello studio effettuando scansioni cerebrali su volontari impegnati a bere una soluzione zuccherina: ad attivarsi è la stessa regione del cervello osservata nei topi. “Dal punto di vista evolutivo, questo ha senso”, commenta Fenselau: “In natura lo zucchero è raro, ma fornisce rapidamente energia, quindi il cervello è programmato per favorire l’assunzione di zucchero ogni volta che questo è disponibile”.

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