L'utilizzo dei test genomici nel
percorso di cura per le pazienti con tumore al seno
ormonoresponsivo in stadio precoce, oltre ad evitare un numero
consistente di chemioterapie inutili, porta ad una significativa
riduzione dei costi a carico del Sistema Sanitario Nazionale, ma
anche di quelli a carico della società e dei caregivers. Nello
specifico, si è verificato come l'utilizzo del test genomico
comporti una riduzione della spesa sanitaria e sociale da 2.106
a 906 euro (-57%), ovvero 1.200 euro di risparmio per singolo
paziente. Per quanto riguarda i costi totali si è verificato
come l'utilizzo del test genomico comporti una riduzione della
spesa sanitaria e sociale da 53.517.836 a 23.044.420 euro con un
risparmio di 30.473.416 euro. Questi i dati preliminari del
primo studio di costo della patologia sul carcinoma mammario,
condotto da Altems (Alta Scuola di Economia e Management dei
Sistemi Sanitari dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di
Roma) sull'utilizzo del test Oncotype DX.
La ricerca è presentata oggi in occasione del convegno
nazionale 'Next Perspectives', con la partecipazione di oltre
100 specialisti, promosso, tra gli altri, anche da Foce
(ConFederazione degli Oncologi, Cardiologi e Ematologi).
"I test genomici per il tumore del seno entreranno al più
presto nei Lea-Livelli Essenziali di Assistenza che sono in
corso di aggiornamento - afferma Francesco Cognetti, presidente
Foce -. Così potranno finalmente trovare una reale applicazione
nella pratica clinica quotidiana e soprattutto diventare
disponibili per tutte le pazienti che potranno trarne beneficio.
Si segnalano, infatti, ancora difficoltà nell'accesso a esami
che potrebbero essere utili a circa 13mila donne ogni anno in
Italia. Nel 2024 però non a tutte le pazienti è stato
effettivamente prescritto il test all'inizio del percorso di
cura. Il test consente di ridurre significativamente i costi
complessivi associati al trattamento grazie ad una gestione più
mirata delle risorse e alla diminuzione delle terapie non
necessarie". I test genomici sono esami molecolari in grado di
analizzare l'espressione di un gruppo di geni allo scopo di
fornire un profilo più specifico del singolo tumore. "Ci
consentono di identificare, con maggiore precisione, le donne
che possono davvero beneficiare della chemioterapia da quelle
invece che non avrebbero vantaggi clinici", afferma Cognetti.
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