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Da Murgia a Chef Rubio, quando un libro ti cambia la vita

Da Murgia a Chef Rubio, quando un libro ti cambia la vita

20 'Lettori Celebrity' si raccontano su LaF

ROMA, 18 novembre 2018, 20:39

Redazione ANSA

ANSACheck

Michela Murgia - Laf Lettori Celebrity - RIPRODUZIONE RISERVATA

Michela Murgia - Laf Lettori Celebrity - RIPRODUZIONE RISERVATA
Michela Murgia - Laf Lettori Celebrity - RIPRODUZIONE RISERVATA

Per Ascanio Celestini e Cinzia Leone l'incontro decisivo è stato con Italo Calvino, per Maurizio De Giovanni l'Alexander Dumas del Conte di Montecristo, per Franco Malerba Dante Alighieri. Sono alcuni dei 'Lettori Celebrity', protagonisti del nuovo programma di LaF, 10 episodi da mercoledì 21 novembre che vuole raccontare l'amore per la lettura in Italia.

Michela Murgia parla dell'incontro travolgente con il romanzo Le Nebbie di Avalon, letto durante un viaggio in nave, molto prima di diventare una scrittrice. Stava andando a un incontro di appassionati di un gioco di ruolo a cui giocava on line per evadere da una quotidianità un po' stringente. "A casa mia c'era una grande biblioteca ma era piena solo di libri Harmony. A 13 anni li avevo già letti tutti e mi ero convinta che le storie di donne potessero essere solo storie d'amore. Ho letto Le nebbie di Avalon durante un viaggio in nave.. Era la storia di Re Artù ma raccontata dal punto di vista delle donne. Solo che quelle donne erano donne di potere, donne capaci di amare ma anche di usare quello che amavano. Sono entrata nella nave che cercavo solo un modo per stare sveglia e ne sono uscita che ero una femminista sfegatata anticlericale". Dice ancora la Murgia, "Marion Zimmer Bradley è stata la prima donna a scrivere (negli anni '80) una narrazione di donne al potere non romantiche. Nel libro ci sono storie di matrimoni, accoppiamenti fisici e di generazioni di figli, in cui lo scopo però non è mai il raggiungimento della felicità amorosa ma è sempre la costruzione e il mantenimento delle linee di potere. Ho ricevuto parole d'ordine da quel libro, chiavi di comprensione della contemporaneità e una spinta emotiva fortissima a pensare che si può raccontare un'altra storia".

Molto curioso è l'incontro di Chef Rubio con un piccolo libro che gli ha cambiato la vita: Neve di Maxence Fermine. Lui giocava a rugby nella squadra neozelandese del Wellington: la paga era scarsa ed allora ha iniziato a lavorare in cucina. "Il ristorante in cui sono stato preso a lavorare in Nuova Zelanda si chiamava Cazino. Era l'unico ristorante che ha creduto alla storiella che avevo raccontato: che avevo lavorato già in tantissimi ristoranti a Roma e che ero in grado di gestire una cucina, ma non parlando inglese e non avendo mai lavorato in una cucina se mi chiedevano l'aglio gli portavo il sedano. Ho cercato semplicemente di essere meno goffo di quanto non fossi. Sono stato tenuto, nonostante dopo una settimana avessero capito che avevo raccontato una bugia. Ho cominciato a fare esperienze in cucina e non in sala perché avrei litigato con qualsiasi persona mi avesse chiesto qualcosa in maniera poco educata". Gabriele Rubini, ossia chef Rubio, si stufa presto della vita in Nuova Zelanda, ma non si stufa di lavorare come cuoco. Quando torna in Italia si trova di fronte a un bivio: se continuare a essere un giocatore di rugby o buttarsi sulla cucina. Mentre è immerso in questa celta, si imbatte in un piccolo grande libro che racconta proprio di una scelta. "Non sono un fatalista, ma penso proprio che ci sono delle cose che aspettano di essere scoperte e non sei tu che le scopri, ma sono loro che ti fanno entrare. Neve di Maxence Fermine è un racconto elementare di una storia d'amore molto complessa. Yuko, un giovane di 17 anni, vuole fare il poeta, ma il padre vorrebbe che facesse il samurai. Nel corso della sua esperienza incontra persone che fanno da controparte al pensiero del papà. Conosce un ex samurai che è diventato un sommo poeta e mette in discussione tutte le certezze sue e del padre. Con il senno di poi posso dire che il protagonista con il sottoscritto qualcosa in comune ce l'aveva: perché era alla ricerca di qualcosa e non aveva ancora imbroccato la strada giusta".

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