"Fu quell'agente in fondo all'aula
a dirmi di ritirare la denuncia per il pestaggio subito il sei
aprile, che poi le cose si sarebbero aggiustate". Dal banco dei
testimoni, nel processo sulle violenze ai detenuti commesse dai
poliziotti penitenziari nel carcere di Santa Maria Capua Vetere
il 6 aprile 2020, la parte civile Luigi D'Alessio, vittima dei
pestaggi (attualmente detenuto a Siracusa), indica l'imputato
Michele Vinciguerra come l'agente che dopo le violenze gli
chiese di ritirare la denuncia presentata; una circostanza che
per la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (pm
Alessandro Milita, Daniela Pannone e Alessandra Pinto) rientra
tra i tentativi di depistaggio e insabbiamento posto in essere
dagli agenti che si erano resi responsabili degli abusi.
"Lei questa cosa non l'ha mai detta, neanche quando è stato
sentito dopo i fatti" sbotta l'avvocato difensore Carlo De
Stavola durante il controesame. D'Alessio, come si vede dai
video, fu picchiato con particolare violenza anche da più agenti
che vi si accanirono.
Dopo il sei aprile 2020, D'Alessio finì nella cella di
isolamento nel reparto Danubio per due mesi perché ritenuto tra
i 15 reclusi che il giorno prima aveva inscenato e capeggiato
una protesta dopo che si era diffusa la voce di un detenuto
positivo al Covid; "ci diedero materassi rotti, le celle erano
sporche, solo quando venne il magistrato di sorveglianza le cose
migliorarono un pò".
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