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Laura, la 'pescatora' di Porto Cesareo: 'Il mare è la mia casa'

'Mio nonno mi ha insegnato a non avere paura'

08 aprile 2025, 11:45

Redazione ANSA

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(ANSAmed) - SPALATO, 08 APR - A Porto Cesareo, quando il paese dorme ancora immerso nel buio, Laura Ferrari è già sveglia. Sono le tre del mattino e inizia la sua giornata da pescatrice ('si dice pescatora', precisa) , una delle poche donne in Italia a portare avanti con passione e determinazione un mestiere tanto antico quanto duro.

"Ogni mattina mi alzo alle tre. Raggiungo il punto in mare dove la sera prima abbiamo calato le reti e inizio a tirarle su, a liberarle dai pesci", racconta Laura, che partecipa a Women in Fisheries, evento organizzato dal Wwf Mediterraneo a Spalato. È un lavoro faticoso, che richiede resistenza, forza fisica e una grande conoscenza del mare. "Dopo aver pulito le reti, guardo il meteo e decido se e dove buttarle di nuovo, per prepararmi al giorno dopo".

Laura è cresciuta tra le onde. "Avevo solo tre anni quando mio nonno mi portava in barca con lui. Mi legava con una corda per non farmi cadere. Da allora non ho più lasciato il mare. Appena finite le scuole, ho cominciato a lavorare come pescatora". Una scelta controcorrente, in un mondo dove le donne sono ancora poche. "A Porto Cesareo, per ora, sono l'unica donna a pescare, anche se ultimamente qualcuna si sta avvicinando a questo mestiere".

E se qualcuno pensa che per una donna sia più difficile, Laura risponde senza esitazione: "No, anzi. Le donne, se ci mettono volontà e passione, possono fare anche meglio degli uomini".

La sua giornata è lunga e scandita dai ritmi del mare.

"Torniamo a riva verso mezzogiorno, poi pranzo con calma. Nel pomeriggio torno in mare da sola. Faccio un po' di tutto: palamiti, reti da posta, pescando seppie, polpi, cefali, latterini... mi diverto". Sì, perché per Laura pescare è soprattutto questo: gioia, libertà, connessione con la natura.

Il pesce lo consegna alla pescheria locale. "Lo porto lì e me lo pagano. Ovviamente dipende anche dal tempo: se c'è brutto tempo, possiamo rimanere fermi anche per due settimane. Ma quando il tempo è buono, bisogna approfittarne. Di norma usciamo cinque giorni a settimana".

E il freddo? "Noi pescatori preferiamo il freddo al caldo.

L'estate, con quel caldo torrido, è insopportabile. L'anno scorso siamo usciti di notte per evitarlo, ma quando serve si lavora anche sotto il sole. Però non vediamo l'ora che finisca l'estate: con il turismo, il mare non è più nostro".

Oggi Laura non è del tutto sola: da una decina d'anni la affianca suo fratello, almeno la mattina. "Il pomeriggio, invece, preferisco stare da sola. Mi piace così. Il mare è il mio spazio, il mio momento. Non ho mai avuto paura, nemmeno durante le tempeste. Mio nonno mi ha insegnato a non aver paura di niente".

Con incontri e reti come quella a cui ha partecipato recentemente, Laura ha avuto modo di confrontarsi con altre donne pescatrici. "È bello ascoltare le storie degli altri, sapere che non sei sola in questo mestiere. Sono momenti che arricchiscono". (ANSAmed).

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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