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Responsabilità editoriale di ASviS
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In Europa, la democrazia come forma di governo rischia nei prossimi anni di diventare sempre più sbiadita, fino alla possibilità che alcuni Paesi scivolino verso modelli autocratici.
Questo è l’allarme che lancia l’ong Civil Liberties Union for Europe (Liberties) con il suo “Liberties Rule of Law Report 2025”. Il documento, una versione “ombra” dell’analoga analisi sullo Stato di diritto rilasciata annualmente dalla Commissione europea, è stato pubblicato il 17 marzo e fornisce una lettura indipendente sulle sfide che gli Stati membri devono affrontare per salvaguardare le fondamenta della democrazia.
L’ong con sede a Berlino valuta l’andamento, per ogni Paese membro dell’Unione europea, di sei aree tematiche: sistema giudiziario, lotta alla corruzione, libertà di espressione, bilanciamenti e contro-poteri, libertà civili, diritti umani. Quest’anno si registra un’evoluzione sostanzialmente negativa. In molti Paesi i sistemi giudiziari vengono manipolati dalla politica a dispetto della loro indipendenza, mentre sulla lotta alla corruzione pesa la mancanza di trasparenza e una debolezza nell’applicazione delle leggi.
La libertà di espressione è l’area che ha mostrato il maggior declino, per le continue interferenze della politica sui mezzi di comunicazione e la concentrazione dei media nelle mani di pochi proprietari.
L’interferenza della politica nelle autorità di garanzia è una minaccia anche nei meccanismi di bilanciamento e contro-potere, indeboliti dal ricorso sempre più frequentemente di strumenti legislativi “veloci”, che non permettono un adeguato scambio parlamentare.
Anche gli spazi di libertà civili si riducono sempre di più, a causa di misure che restringono la protesta pacifica e la libera associazione. In particolare, l’anno scorso il diritto a manifestare è stato represso in tutta Europa soprattutto per gli attivisti per il clima e i manifestanti pro-Palestina. Rispetto ai diritti umani viene invece rilevata una continua pressione sull’inasprimento delle politiche migratorie e una diffusione sempre più massiccia di discorsi di odio verso le minorità.
Nonostante alcuni governi mantengano alta l’attenzione sul rispetto delle regole della democrazia, come Danimarca, Irlanda ed Estonia, il quadro d’insieme mostra una crescente disparità. Si nota in particolare un continuo declino dell’indice di salute dello Stato di diritto tra i Paesi in era già debole, come il nostro.
L’Italia si annovera nel quarto gruppo, quello dei Paesi “i cui governi hanno sistematicamente non rispettato lo Stato di diritto” lo scorso anno. In particolare per quanto riguarda l’indipendenza della giustizia, l’erosione della libertà di espressione e il diritto alla protesta. Tra le raccomandazioni all’Italia riportate dal report viene sottolineata la necessità di non approvare il Ddl 1660, anche detto “Sicurezza”, in quanto introduce nuovi reati il cui obiettivo è criminalizzare il dissenso e i gruppi più vulnerabili della società. L’Italia dovrebbe piuttosto promuovere delle misure che rafforzano previdenza e inclusione sociale.
Nel documento viene sottolineato anche che una delle cause dell’indebolimento della democrazia liberale in Europa è l’aumento del peso e del numero di organizzazioni politiche populiste, soprattutto nella rappresentanza parlamentare europea. Secondo uno studio dell’European center for populism studies, citato dal Rapporto, circa il 36% dei seggi al Parlamento Ue sono occupati da partiti populisti, e si registra nell’insieme una dominanza di partiti di destra. Quando i partiti populisti vanno al potere, viene rimarcato, possono portare con loro uno slittamento delle garanzie fondamentali e un declino democratico. Ma anche portare l’intero sistema verso l’autocrazia.
di Milos Skakal
Copertina: 123rf
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