"A Pescara, con un attivismo senza precedenti da parte del Comune, tagliano alberi senza sosta.
È guerra contro ogni traccia di naturalità".
E' lo sfogo del
biologo Giovanni Damiani. Già direttore generale dell'Anpa
(Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente) oggi Ispra,
già componente della Commissione nazionale per le valutazioni
dell'impatto ambientale presso il Ministero dell'Ambiente,
nonché ex direttore tecnico dell'Arta Abruzzo, sui social
Damiani analizza la questione del taglio degli alberi a Pescara.
"A nulla - osserva - valgono proteste, iniziative, denunce di
tutte le associazioni di tutela ambientale (Italia Nostra in
primis) che, con Archeoclub, Conalpa e altre hanno dato luogo a
un coordinamento. Adesso ci si mette pure la Soprindentenza che
dovrebbe tutelare il paesaggio e applicare l'art. 9 e l'art. 41
della Costituzione. Nel progetto di restauro dell'edificio
abbandonato da anni dell'ex 'Circolo Canottieri' hanno voluto il
taglio di un filare di pini domestici di grandi dimensioni, in
ottimo stato di salute. La Soprindentenza ha ritenuto che i pini
fossero un detrattore 'alla visuale'. Questa l'incredibile
motivazione".
"Allego le foto dell'area - scrive Damiani nel suo post - per
mostrare quale meravigliosa visuale impedivano gli alberi: una
strada asfaltata che costeggia il fiume, il fiume ridotto a un
canale artificiale, golene cementificate, un cavalcavia di
bruttezza epocale, traffico intenso, parcheggi di auto...". "Di
fronte c'è un'area piccolissima con canneto e salici bianchi,
ultimo rifugio di qualche folaga e germani reali che tentano di
farci il nido (...) Peraltro siamo in periodo di costruzione dei
nidi e i tagli sono vietati".
"Quegli alberi sono pini domestici (Pinus pinea) - spiega
Damiani all'ANSA - In Europa questo albero è chiamato 'Pino
degli Italiani' e anche 'Pino dei Romani'. E' un elemento
identitario del paesaggio italiano, ritratto da pittori e
fotografi, è nell'immaginario di quanti si riferiscono
all'Italia. Immancabile in tutte le foto dell'Appia antica..,
dipinto assieme ai beni culturali come gli antichi acquedotti
romani. Questo rende più inaccettabile la posizione della
Soprintendenza".
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