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Papa Francesco, il dialogo con l'Islam e il confronto col mondo ebraico

Papa Francesco, il dialogo con l'Islam e il confronto col mondo ebraico

A Gerusalemme l'abbraccio col rabbino Skorka e l'islamico Abboud

21 aprile 2025, 14:25

Redazione ANSA

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Visit of Pope Francis to the Holy Land - RIPRODUZIONE RISERVATA

Visit of Pope Francis to the Holy Land - RIPRODUZIONE RISERVATA

Mano tesa all'Islam moderato, dialogo e confronto con il mondo ebraico, nel solco della dichiarazione conciliare Nostrae Aetate. L'abbraccio con le altre religioni abramitiche (e non solo) è stata una costante del pontificato di papa Francesco, suggellata in modo di fatto programmatico da una immagine subito divenuta iconica: il 26 maggio del 2014, in uno dei suoi primi viaggi internazionali, voluto dall'allora neo papa eloquentemente in Terra Santa, dopo essersi raccolto in preghiera davanti al Muro del pianto, Francesco cinge in un abbraccio fraterno carico di significati, il rabbino Abraham Skorka e il dottor Omar Abboud, ex segretario del Centro islamico di Argentina.

L'abbraccio è uno dei gesti iconici scolpiti nel pontificato per rimanere come un faro da cui non discostarsi. L'obiettivo per Francesco di avvicinarsi sempre di più nel dialogo alle altre religioni del "Libro", è stato infatti tutto teso a liberare le fedi abramitiche da ogni dissacrazione e distorsione nel nome della violenza, del fanatismo, della minaccia fondamentalista. "Una delle più grandi bestemmie - ha ammonito ad esempio nel corso della conferenza "Tackling violence committed in the name of religion", il 2 febbraio 2018 - è usare Dio per giustificare la violenza".
Dialogo e confronto con i musulmani e gli ebrei, Francesco li ha portato avanti con viaggi, (estremamente significativo quello in Arabia Saudita, Ottocento anni dopo l'incontro tra san Francesco e il sultano d'Egitto, che ha aperto la porta a nuove garanzie di reciprocità nel culto), discorsi, udienze, incontri ma anche con qualche inevitabile frizione e tensione, come accaduto, durante la guerra a Gaza, con i fratelli maggiori ebrei.

Sul versante dell'Islam, il Papa ha impresso un'accelerazione e posto una pietra miliare nel dialogo con il documento sulla Fratellanza umana firmato dallo stesso Francesco e dal Gran Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi, documento firmato "in nome di Dio che ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro, per popolare la terra e diffondere in essa i valori del bene, della carità e della pace". Un testo che Francesco ha offerto anche al mondo sciita, in particolare al leader Al-Sistani a Najaf nel 2021.

L'8 marzo 2021, a bordo dell'aereo papale di ritorno da Baghdad, lo stesso Francesco spiegava: il dialogo con le religioni è nel solco della "fratellanza umana". "Tante volte si deve rischiare per fare questo passo", diceva, e "ci sono alcune critiche: 'il Papa non è coraggioso, è un incosciente, sta facendo dei passi contro la dottrina cattolica, è a un passo dall'eresia'" ma "ma queste decisioni si prendono sempre in preghiera, in dialogo", "non sono un capriccio e sono anche la linea che il concilio ci ha insegnato".

Con il mondo ebraico, nonostante i tanti incontri, le udienze con associazioni ebraiche, anche la rassicurazione data dallo stesso Francesco nel corso del suo viaggio in Israele del maggio 2014 di riconoscere il diritto all'esistenza di Israele recandosi sulla tomba di Theodor Herzl, fondatore del movimento sionista, ci sono state incomprensioni dopo l'attacco terroristico del 7 Ottobre.

Ad esempio, proprio l'Associazione Sette ottobre, il 23 novembre scorso, ha chiesto al Papa di scomunicare l'antisemitismo, "alla luce del risorgere impetuoso e devastante degli atti di antisemitismo che sono tornati a macchiare il continente europeo". Inoltre lo stesso Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, chiamato affettuosamente dal Papa "il mio rabbino", nel corso dell'incontro "Pellegrini di speranza" in occasione della 36/a Giornata di dialogo cattolici-ebrei, ha accusato il Papa di alimentare le ostilità contro Israele. Francesco, nel suo libro "La speranza non delude mai. Pellegrini verso un mondo migliore", ha sostenuto che è giusto che si indaghi per capire se quello compiuto a Gaza possa classificarsi come "un genocidio". 

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