Non lo ha mai nascosto né ne ha mai fatto segreto. Papa Francesco era a conoscenza delle cosiddette resistenze all'interno delle varie anime della Chiesa nei confronti delle sue idee, più volte considerate rivoluzionarie, ma anche fuori linea contro quello che era sempre stato detto e pensato nella Chiesa. Quel "si è sempre fatto così" che Francesco proprio non sopportava. Le ventilate riforme e i modi di fare del pontefice venuto dal Sudamerica hanno negli anni fatto storcere il naso su più volti, sin da quando, già nel 2014 - ad un anno dalla sua elezione - il Pontefice elencò le quindici malattie della Curia: dal sentirsi immortali alle chiacchiere, dai pettegolezzi a quello che definì l'"alzheimer spirituale". Concetti ribaditi poi durante discorsi, omelie, commenti e interventi pubblici.
I punti cardinali del pontificato di Bergoglio affondano le radici nella misericordia, declinata poi nella vicinanza a poveri e migranti, nel rapporto con le altre confessioni cristiane e le altre religioni come l'ebraismo e l'Islam, nello spogliarsi di ogni segno e manifestazione del potere, nella crescente e ancora in itinere 'decentralizzazione' della Chiesa, sempre più universale e "sinodale" e sempre meno romanocentrica.
Tutti aspetti, questi, che hanno finito per attirare resistenze e attacchi che non hanno praticamente paragone rispetto ai suoi predecessori.
Un anti-bergoglismo militante che ha trovato espressione non solo in un'opposizione e una resistenza passiva all'interno della Curia e di una parte del collegio cardinalizio, ma anche nella denuncia del malessere verso l'esterno. Negli anni sono sorti blog, siti, testate tradizionaliste - per lo più sostenute dall'ala cattolica conservatrice degli Stati Uniti - con lo scopo di fare pressione e che, alla lunga, nonostante il dichiarato disinteresse del Pontefice, una qualche delegittimazione l'hanno prodotta, come il manifesto redatto da quattro cardinali contro l'Amoris Laetitia, l'esortazione con cui il Papa apriva alla comunione ai divorziati. Un testo nel quale Bergoglio veniva addirittura accusato di eresia.
Contestato da 'destra' ma anche da 'sinistra', con i progressisti, legati alla Chiesa tedesca e in generale del Nord Europa che avrebbero voluto, al contrario, una accelerazione sul sacerdozio delle donne o sul matrimonio degli omosessuali.
A questo non hanno poi giovato anche alcuni incidenti di percorso, come ad esempio l'aver nominato nella Commissione per la riforma delle finanze (Cosea) personaggi come monsignor Lucio Vallejo Balda e Francesca Immacolata Chaouqui, poi finiti sotto processo e condannati con l'accusa di aver passato documenti alla stampa (il caso Vatileaks 2). O come il cardinale George Pell, messo a capo dell'economia vaticana, per poi dover ritornare in Australia a difendersi in un processo per abusi sessuali; accuse dalle quali alla fine fu però scagionato.
Come se non bastasse poi, ad accendere i fari sul Vaticano ci sono state anche alcune vicende giudiziarie di ampio respiro, come quella sul caso del cardinale Angelo Becciu. A dicembre 2023, al termine di un lunghissimo processo, il cardinale è stato condannato per lo scandalo legato alla vendita del palazzo di Sloane Avenue, a Londra. Un investimento che causò perdite per le casse papali pari a oltre 200 milioni di euro. Da sempre Bergoglio si è battuto contro lusso e sprechi, come dimostra anche l'intenzione di voler mettere mano sullo Ior, la 'banca' vaticana. Un rinnovamento - poi tradotto con numerose riforme - che è stato fortemente osteggiato.
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