Il ministro della
Giustizia del Cile, Jaime Gajardo, non ha escluso il
coinvolgimento della dittatura militare di Augusto Pinochet
nella morte di Pablo Neruda. Lo ha affermato durante un incontro
con la pronipote del poeta cileno, Paola Reyes, che pure è
avvocata di parte civile nell'inchiesta sulla morte dello zio da
cui sono emersi di recente riscontri su un'elevata
concentrazione di agenti tossici nei suoi resti che
confermerebbero la tesi di un omicidio incaricato dal governo
golpista. Le indagini sulla morte del premio Nobel per la
letteratura, avvenuta il 23 settembre 1973, sono state riaperte
nel 2011 e, dopo molti progressi e battute d'arresto, oggi la
famiglia del poeta "può confermare che si è trattato
effettivamente di un omicidio", ha affermato Reyes.
Secondo il ministro Gajardo le nuove informazioni
"suggeriscono che purtroppo nel corpo di Pablo Neruda è presente
un'insolita concentrazione di agenti tossici... che potrebbe
supportare la teoria secondo cui non è morto per cause
naturali". "La sua morte è avvenuta pochi giorni dopo il colpo
di stato nel contesto di una repressione terribile, in cui nel
nostro Paese si uccidevano e torturavano persone e a un artista
come Víctor Jara venivano rotte le mani, quindi non escludiamo
che qualcosa di simile sia potuto accadere anche a Pablo
Neruda", ha aggiunto.
La tossina botulinica ritrovata nel corpo di Neruda negli
anni '70 in America Latin veniva prodotta solo dall'Istituto
Butantan del Brasile che aveva stretti legami con l'esercito
cileno.
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