''Queste due opere sono uno specchio
di tutto il ventesimo secolo, l' orrore e il trauma della prima
la guerra mondiale e della seconda guerra. Il viaggio interiore
dei due personaggi è molto simile, scoprono la bugia della
speranza e come sono stati manipolati''. Il regista spagnolo
Calixto Bieito spiega così il filo che lega Suor Angelica di
Giacomo Puccini e Il prigioniero di Luigi Dallapiccola, di cui
cura la messa in scena all'Opera di Roma dal 23 aprile, al 2
maggio. E' terza e ultima tappa del ''Trittico ricomposto'',
progetto del direttore musicale della fondazione capitolina
Michele Mariotti, sul podio per i titoli pucciniani affiancati
a composizioni del Novecento. Protagonisti delle due opere sono
il soprano Corinne Winters e il baritono Mattia Olivieri. Le
scene sono di Anna Kirsch, i costumi di Ingo Krügler, le luci di
Michael Bauer. Orchestra e Coro, diretto da Ciro Visco, sono del
Teatro dell'Opera di Roma.
''Ciò che lega questi due capolavori è la condizione di
claustrofobica prigionia che attanaglia e annienta i personaggi,
cui si unisce la loro speranza delusa'' dice Mariotti. In Suor
Angelica, osserva, ''è commovente vedere come Puccini, con
delicate tinte color pastello, descriva un universo femminile
composto da donne di differenti caratteri e temperamenti, che il
voto preso non può e non deve nascondere''. Diversa è
l'atmosfera del Prigioniero, connotato da un clima di orrore,
delirio e crudeltà. ''Può una madre sopravvivere al proprio
figlio torturato? Può un essere umano avere ancora la forza di
sperare nella libertà? Può un'amicizia rivelarsi talmente
crudele dopo averti fatto sognare la fine dei tormenti?''. Dopo
Il tabarro / Il castello del Principe Barbablù di Bartòk e
Gianni Schicchi / L'heure espagnole di Ravel, il Trittico
pucciniano viene 'ricomposto' in un nuovo dittico, che celebra
insieme il centenario della morte di Puccini, che cadeva lo
scorso anno, e i 50 anni dalla scomparsa di Dallapiccola,
avvenuta a Firenze nel 1975.
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