L'utopia che si fonde con la realtà,
in una sintesi mirabile tra elementi oggettivi ed elaborazioni
creative, con uno sguardo appassionato che è quello insieme
dello studioso e del sognatore: in occasione dei 300 anni dalla
nascita di Giambattista Piranesi, l'Istituto Centrale per la
Grafica di Roma ospita "Giambattista Piranesi. Sognare il sogno
impossibile", allestita nella sede di Palazzo Poli alla Fontana
di Trevi dal 15 ottobre al 31 gennaio. Un vero omaggio
espositivo, a cura di Maria Cristina Misiti e Giovanna Scaloni
con la collaborazione di Civita Mostre e Musei, che si compone
di 36 matrici e 24 stampe, uno dei nuclei più preziosi della
collezione dell'istituto, per raccontare un artista
dall'indiscussa genialità. Il percorso si sviluppa lungo due
direttrici, una scientifica, l'altra emozionale, in un racconto
adatto anche ai non addetti ai lavori: nelle tre sale il
visitatore è accompagnato attraverso opere (matrici e stampe che
risaltano su pareti dai toni dell'azzurro) e proiezioni
multimediali nella scoperta dell'eclettismo del maestro
veneziano che fu incisore dall'anima di architetto, archeologo e
antiquario, e fondatore del moderno metodo scientifico di
indagine archeologica. Se nella prima sala l'attenzione è
catturata dalle grandiose visioni di Piranesi, tra le
celeberrime "Carceri" e la "Parte di ampio magnifico Porto"
(quest'ultima emblema della mostra, con una architettura
"sognata" dall'artista e incisa sul finire degli anni '40 del
'700), nella seconda protagonista è Roma con le sue antiche
rovine e in particolar modo il Campo Marzio. Infine la sorpresa
della terza sala, che presenta alcune vedute di Roma e dintorni
(incredibile la veduta dall'alto del Colosseo, immaginata
dall'artista in modo perfetto, centrando esattamente prospettiva
e proporzioni come se fosse realizzata con l'ausilio di un
drone) nonché la scoperta di un Piranesi "designer" attraverso i
disegni di camini, candelabri e vasi.
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