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Settimana Santa, Maria Lea 'tiro una fracchia da 50 quintali'

Settimana Santa, Maria Lea 'tiro una fracchia da 50 quintali'

Ogni anno torna nella sua San Marco in Lamis per la processione

SAN MARCO IN LAMIS, 05 aprile 2025, 18:17

Redazione ANSA

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Guardava l'antico rito delle fracchie fin da quando era bambina sognando, un giorno, di poter partecipare attivamente alla loro realizzazione. Maria Lea Pettolino ha 41 anni, è di San Marco in Lamis, in provincia di Foggia, paese del Gargano conosciuto nel mondo per la tradizionale processione della Madonna dell'Addolorata (il giorno del Venerdì santo che quest'anno cade il 18 aprile) illuminata dalle fracchie, ovvero vere e proprie torce di fuoco realizzate con i tronchi degli alberi, montate su ruote di ferro e trasportate accese. Una trentina circa quelle che precedono e seguono la processione.
    Maria Lea vive a Roma dal 2003 dove lavora, ma quello speciale legame con la sua terra d'origine fa sì che ogni anno vi faccia rientro per partecipare al principale rito della settimana santa. Dal 2016 fa parte del direttivo dell'associazione le fracchie e la sera del Venerdì santo partecipa al tiraggio (ovvero al trasporto) della fracchia chiamata "sammarchesi nel mondo" dedicata in realtà agli emigrati che fanno rientro nella loro terra per partecipare al rito religioso che affonda le sue radici nella processione del 1824. E' una delle poche donne che si occupa del tiraggio, mentre un altro gruppo si occupa della realizzazione. La fracchia che lei tira durante il Venerdì santo ha una lunghezza tra i 7 e gli 8 metri con una larghezza di un metro e mezzo per un peso di circa 50 quintali. "E' uno sforzo che non senti in realtà - dice Maria Lea -, perchè è il classico sforzo collettivo a cui partecipiamo in tanti, tra cui altre donne.
    Infatti, pur essendo una tradizione prevalentemente maschile, si sta facendo largo negli ultimi anni tra le donne. Io rientro sempre nella mia terra perchè il legame è fortissimo con una tradizione conosciuta ovunque, che viene tramandata di generazione in generazione e che crea un'atmosfera unica, non replicabile. E' necessario continuare nel lavoro culturale di conoscenza soprattutto tra i giovani che fin da piccoli, come è accaduto a me, sono affascinati e coinvolti in questa tradizione che si respira nel nostro paese. Ed è - conclude - l'aspetto più interessante. Spesso i ragazzi sono riluttanti nei confronti di storia e tradizioni, ma il mistero più grande, invece, è il grande fascino di questa tradizione che coinvolge i più piccoli fin da subito".
   

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