Per il premier macedone Hristijan
Mickoski, le controversie bilaterali non dovrebbero costituire
un ostacolo al raggiungimento di obiettivi collettivi.
Intervenendo sabato alla riunione annuale del Comitato
permanente dell'Assemblea parlamentare della Nato, che si tiene
per la prima volta in Macedonia del Nord, Mickoski ha fatto
tacito riferimento alle dispute che Skopje ha avuto prima con la
Grecia e ora con la Bulgaria.
Nella prima, conclusasi alcuni anni fa, Atene per quasi
trent'anni ha bloccato il cammino di Skopje verso l'integrazione
euroatlantica chiedendo un cambio di nome del Paese ex
jugoslavo, e rivendicando il termine 'Macedonia' come esclusivo
della provincia settentrionale ellenica. Dopo l'accordo con la
Grecia, la Macedonia del Nord ha potuto aderire alla Nato nel
2020. Ma è ora la Bulgaria a bloccare il cammino di Skopje verso
l'integrazione nella Ue, per via di un dissidio di natura
identitaria, storica e linguistica. Sofia chiede emendamenti
alla costituzione macedone per ufficializzare l'inclusione in
essa della minoranza bulgara presente in Macedonia del Nord.
Richiesta che non è ben vista dall'attuale governo nazionalista
a Skopje.
Il suo Paese, ha detto Mickoski, ha fatto già molte
concessioni nel suo difficile cammino, anche se non sempre ha
ottenuto quello che si aspettava. "Credo che dovremmo prendere
in considerazione l'introduzione di meccanismi che non
consentano alle controversie bilaterali di ostacolare il
raggiungimento dell'obiettivo collettivo e comune", ha affermato
il premier macedone. Mickoski, e il ministro della difesa Vlado
Misajlovski, presente anch'egli ai lavori della riunione, hanno
ringraziato al tempo stesso i paesi alleati della Nato per
l'assistenza sanitaria fornita dopo il tragico incendio del mese
scorso alla discoteca di Kocani, accogliendo decine di feriti
nei loro ospedali.
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