Punta ad ottenere il secondo mandato, è pronto a mettere in campo misure importanti per rendere le Marche attrattive per investitori e giovani, assicura che sulla sanità le criticità si stanno superando ("le liste d'attesa le stiamo abbattendo"), ammette che sull'Atim avrebbe potuto fare scelte diverse facendola dirigere da un CdA anziché da un solo tecnico ("Non volevo politicizzarla"),. Ma è "sicuro di vincere" quando a settembre le Marche andranno al voto. Francesco Acquaroli, attuale governatore di Fratelli d'Italia, mantiene un profilo sobrio e nell'arena politica si ripresenta in punta di piedi ma deciso, "sicuro di vincere".
Nelle Marche per i giovani "c'è un futuro - assicura dialogando con l'ANSA -. Abbiamo grandi e medie imprese che chiedono professionalità elevate e mano d'opera qualificata", per questo "puntiamo sulla formazione per dare opportunità di crescita e di affermazione". Certo "dobbiamo creare le condizioni con infrastrutture e servizi ma servono un ecosistema accogliente per gli imprenditori, distretti che facciano dialogare e supportino le pmi, infrastrutture efficienti, servizi e formazione". La sua giunta, afferma, ha messo in campo tutte le risorse possibili grazie al Fondo sociale europeo, "siamo primi in Italia nell'utilizzo del Fse", arricchito da un cospicuo cofinaziamento regionale.
"Questa non è una regione devastata dove va tutto male ed è sbagliato disegnarla così". Va tutto bene? "No, paghiamo ancora lo shock del crack di Banca Marche, istituto che il governo Renzi non ha voluto salvare" e "scelte industriali perdenti che hanno messo Fabriano in ginocchio", riferendosi al passaggio di mano di Indesit agli americani cui seguì la vendita a Beko.
Del governo Meloni condivide tutto. "Giusto il provvedimento Schillaci sulle liste d'attesa" perchè "se non si raggiungono gli standard lo Stato deve intervenire a tutela dei cittadini".
Corretto che i presidenti di Regione non possano candidarsi per la terza volta: "due legislature sono il periodo giusto. Un rischio identificare il buongoverno con la persona. E' la squadra che governa".
Nonostante manchino non meno di cinque mesi alle urne Acquaroli già non si risparmia e batte il territorio, parla con le persone, illustra i bandi che mettono a disposizione milioni di euro per la rinascita di zone interne perché "siamo la regione dei borghi". Le criticità non mancano, le Marche scontano un isolamento e sicuramente "serve un salto di qualità" ma "ci sono 4,5 miliardi su cantieri aperti, il turismo cresce e la riforma sanitaria che ho fortemente voluto sta dando i suoi frutti".
'Nelle imprese delle Marche per i giovani c'è un futuro'
Nelle Marche per i giovani "c'è un futuro. Abbiamo grandi e medie imprese che chiedono professionalità elevate e mano d'opera qualificata" per questo "puntiamo sulla formazione per dare opportunità di crescita e di affermazione". Certo "dobbiamo creare le condizioni con infrastrutture e servizi. E per questo servono un ecosistema accogliente per gli imprenditori, distretti che facciano dialogare e supportino le pmi, infrastrutture efficienti, servizi e formazione". Il presidente Francesco Acquaroli, candidato per la riconferma al vertice della Regione, spiega all'ANSA che nelle Marche "le opportunità per i giovani e per le imprese ci sono". Convinto che "la Regione non può sostituirsi al privato, ma può e deve mettere in campo politiche strategiche, sostenere gli investimenti, sollecitare il dialogo e la concertazione con l'incontro tra istituzioni, scolastiche e imprenditoriali". Di sicuro, ci tiene a dire "questa non è una regione dove va tutto male ed è sbagliato disegnarla così. Siamo una regione che scommette sui giovani forti di eccellenze straordinarie che dobbiamo mettere in condizione di essere protagoniste". Va tutto bene? "No, paghiamo ancora lo shock del crack di Banca Marche, istituto che il governo Renzi non ha voluto salvare. Il Pd non ne vuole parlare e non spiega il perchè della mortalità delle imprese. Ma dimentica il danno determinato dal depauperamento di una azienda che era leader in Italia e in Europa per l'elettrodomestico che ha perso la governance in favore degli americani con il via libera del governo di centrosinistra. Acquaroli parla di Indesit acquistata nel 2014 da Whirlpool e poi venduta ai turchi di Arcelik. "E oggi affrontiamo la crisi Beko. E' qui che la Regione - spiega - entra in transizione". E anche se "stiamo recuperando, puntando sui fondi sociali europei per i quali siamo primi in Italia per il loro utilizzo, la strada è lunga. E questo significa che c'è un tessuto produttivo molto attivo, c'è voglia di crescita, che partecipa ai nostri bandi, da quelli per la ricapitalizzazione a quelli che promuovono il territorio, attraverso il rilancio dei borghi".
Un mio errore? Non aver dotato Agenzia turismo di cda
"Se c'è una cosa che non rifarei? La scelta di non dotare l'Atim (Agenzia regionale per il Turismo e l'Internazionalizzazione Marche, ndr) di un Consiglio d'amministrazione". Lo dice all'ANSA il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, candidato alla riconferma, che dopo oltre quattro anni di mandato, ha un unico cruccio: l'Atim che Pd e M5s ne hanno chiesto l'abrogazione dopo rilievi della Corte dei Conti e alcuni servizi di Report. "Sono pignolo, ho creduto e credo in tutto quello che abbiamo fatto - premette Acquaroli - Poi si possono fare piccoli aggiustamenti, però credo nella scelta di aver messo in campo Svem (Sviluppo Europa Marche, ndr), Atim, in Amap (Agenzia per Agroalimentare e Pesca, ndr). Credo moltissimo nella riforma della sanità, sono entusiasta alla legge del governo del territorio, sono convinto che i 4,5 miliardi nelle infrastrutture daranno un primo slancio fondamentale alla nostra regione". Per l'Atim, spiega Acquaroli, "io non ho voluto un cda perché volevo che l'agenzia fosse meno politicizzata. Però un consiglio d'amministrazione avrebbe dato forse una spinta all'Agenzia che comunque ha prodotto risultati importanti sull'export e sulle presenze di turisti". "Fui io a non volere un cda - ammette oggi -. Oggi mi rendo conto ce ci fosse stato il ruolo gestionale non sarebbe stato esclusivamente tecnico, con solo il direttore al comando, ma sarebbe stato garantito un indirizzo politico istituzionale". "Noi diamo gli indirizzi però Atim è gestita dai tecnici: il rammarico è che se ci fosse stato un cda il rappresentante legale non sarebbe stato il direttore ma il presidente del cda e l'Atim avrebbe potuto avere un'impostazione diversa. In quel caso - prosegue Acquaroli - avrei potuto sentirmi responsabile se avessi sbagliato il presidente del Cda, così non mi sento responsabile di niente". Dalla relazione della Commissione interna voluta dalla giunta su Atim, secondo Acquaroli "non è emerso qualcosa di straordinariamente grave". In ogni caso la relazione è stata trasmessa alla Corte dei Conti delle Marche e inviata all'Anac.
Sul terzo mandato, 'due legislature il periodo giusto'
"Due legislature sono il periodo giusto, oltre si rischia di identificare una persona con il buongoverno invece della squadra". Così all'ANSA il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, contrario al terzo mandato per i governatori. Il presidente è in corsa per la riconferma nelle elezioni regionale che nelle Marche si terranno, con ogni probabilità, a settembre. Per un eventuale secondo mandato, afferma Acquaroli, "faremo in modo di dare una continuità" all'azione dell'attuale giunta: "se noi come io spero, anzi sono certo, saremo chiamati di nuovo a governare la nostra regione, faremo una squadra ancora più forte e più autorevole rispetto a quella che abbiamo avuto in questi anni" che, comunque, "è già una squadra forte e autorevole perché non c'è un componente della giunta che non è stato eletto, tutti sono passati al vaglio dei cittadini marchigiani". Per il futuro, osserva Acquaroli, "non è necessario scegliere tra consiglieri, però è un bel segnale". Quanto alla coalizione con la quale affronta la corsa elettorale "partiamo dalla coalizione che mi ha sostenuto - spiega Acquaroli - e poi vogliamo aprirci a tutti quei mondi che, su programmi e convergenze possibili, sposano questa sfida del 2025" che "non è solo del centrodestra: è la sfida della regione". "Al di là degli stereotipi, - spiega - la cosa fondamentale è aggregare, ma non aggregare elettoralmente, aggregare dal punto di vista socio-economico, perché più un progetto diventa sentito, condiviso, sposato, più c'è credibilità".
'Liste d'attesa? Giusto che governo intervenga'
Le liste d'attesa sono ancora un problema ed è "giusto che il governo si dia gli strumenti per intervenire laddove la regione non garantisce il servizio. Del resto il governo ha già la possibilità di intervenire con il commissariamento quando non vengono rispettati i conti o parametri, quindi non c'è alcuna novità". Francesco Acquaroli, governatore delle Marche e in corsa per la riconferma, si distingue dalla posizione della Conferenza delle regioni e spiega all'ANSA che "è una polemica eccessiva" quella scatenata dal Dpcm del ministro Schillaci perchè "se una Regione non è in grado di garantire i servizi ai cittadini lo deve fare lo Stato". Per questo "leggo in positivo la scelta del governo, è giusto che lo Stato si faccia carico di dare risposte ai cittadini". E nelle Marche le risposte le avete date? "Noi le stiamo dando" assicura "una riduzione delle liste d'attesa c'è stata", ma ammette "la domanda resta enorme rispetto alla produttività che viene garantita, ma il miglioramento è netto". Rimane uno "scollamento" tra Cup e piattaforma. "Dobbiamo abbattare l'inappropiatezza della domanda con un filtro sul territorio che oggi ancora manca", ammette Acquaroli. "Abbiamo perso 230 medici in 5 anni e questo pesa, ma per i Lea e la qualità dei servizi degli ospedali le Marche sono regione benchmark e con la nostra riforma stiamo agendo proprio sul territorio con i punti salute, le farmacia dei servizi e cinque aziende sanitarie che attraverso il dialogo e la concertazione hanno l'incarico di ricostruire un nuovo modello". Anche il presidente è in lista d'attesa. "Ho un problema di asma, devo fare accertamenti ma ho una ricetta bianca perchè il mio medico non ritiene ci sia urgenza e non mi ha fatto la ricetta rossa che avrebbe ridotto a 4 giorni l'attesa". Quindi?". L'appuntamento mi è stato dato tra quattro mesi e mezzo. Aspetto il mio turno".
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