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Passa per la trasformazione digitale il rilancio post-sisma

Passa per la trasformazione digitale il rilancio post-sisma

Presentata ad Ascoli la ricerca della Fondazione Magna Carta

ASCOLI PICENO, 05 aprile 2025, 20:35

Redazione ANSA

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"Molto si sta facendo ma manca ancora un salto di qualità, sia negli approcci sia negli aspetti applicativi, per realizzare pienamente tutte le opportunità che il digitale e le nuove tecnologie portano con sé".

E' quanto emerso oggi a Palazzo dei Capitani ad Ascoli Piceno dove è stata presentata la ricerca della Fondazione Magna Carta, realizzata in partnership con Lutech S.p.A., dal titolo "Il valore della trasformazione digitale per il rilancio socio-economico delle aree fragili"; un'importante occasione di confronto sul ruolo strategico della digitalizzazione per il rilancio socio-economico delle aree più fragili del Paese, con particolare attenzione al Centro Italia e all'area del cratere del sisma 2016.
    La presentazione della ricerca è stata curata da Maria Teresa Idone, ricercatrice dell'Osservatorio Aree fragili FMC, presenti, tra gli altri, il presidente Gaetano Quagliariello, il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, il commissario alla ricostruzione sisma 2016 Guido Castelli e il sindaco di Ascoli Piceno Marco Fioravanti.

I dati, le esperienze, gli sforzi concettuali e le intuizioni che sono raccolte in questa ricerca hanno voluto rileggere le criticità e le potenzialità delle aree più interne e fragili del Paese secondo una nuova lente, quella della trasformazione digitale.
    Secondo quanto esposto da Idone, "da un iniziale approccio che mira ad individuare le criticità di base e strutturali delle aree fragili con l'obiettivo di ridurre le differenze e riconnettere i territori (ad esempio, le strategie per aumentare i servizi di base delle aree interne e per la connettività delle aree montane e remote), si passa a una fase più progettuale e territorializzata che prova a rileggere quelle criticità in maniera integrata per rendere un territorio più resiliente e più attrattivo (ad esempio, i progetti pilota per la gestione del rischio e per lo sviluppo locale)".
    Questa traiettoria - emerge dalla ricerca - apre la strada a una nuova fase in cui un territorio più infrastrutturato e resiliente viene ora letto per realizzare obiettivi trasformativi più ampi e costituire comunità e territori a prova di futuro, dove diventano credibili gli investimenti, il ripopolamento, una nuova vitalità imprenditoriale, la creazione di nuove reti e nuove comunità. "Servono scelte coraggiose da parte della politica e scelte coraggiose da parte di cittadini e imprese che siano supportate dalla politica, secondo una nuova alleanza che, grazie anche a tutte le opportunità offerte dal digitale e dalle nuove tecnologie, possa inserire questi territori in un circuito più ampio. E serve, d'altra parte - ha aggiunto la ricercatrice - una rigorosa determinazione esecutiva per trasformare tali scelte in fatti, superando le molte difficoltà che caratterizzano il contesto dei complessi sistemi territoriali oggetto di questa ricerca". In questa visione, lo scenario di riferimento delle aree fragili non saranno più i nodi e i poli urbani a cui riconnettersi, ma reti più ampie da agganciare anche attraverso programmi di cooperazione territoriale su larga scala, che valorizzino le specifiche risorse territoriali e i cui impatti ultimi saranno da rintracciare nell'aumento della coesione territoriale, sociale ed economica.
   

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