"Molto si sta facendo ma manca ancora un salto di qualità, sia negli approcci sia negli aspetti applicativi, per realizzare pienamente tutte le opportunità che il digitale e le nuove tecnologie portano con sé".
E' quanto emerso oggi a Palazzo dei Capitani ad Ascoli
Piceno dove è stata presentata la ricerca della Fondazione Magna
Carta, realizzata in partnership con Lutech S.p.A., dal titolo
"Il valore della trasformazione digitale per il rilancio
socio-economico delle aree fragili"; un'importante occasione di
confronto sul ruolo strategico della digitalizzazione per il
rilancio socio-economico delle aree più fragili del Paese, con
particolare attenzione al Centro Italia e all'area del cratere
del sisma 2016.
La presentazione della ricerca è stata curata da Maria Teresa
Idone, ricercatrice dell'Osservatorio Aree fragili FMC,
presenti, tra gli altri, il presidente Gaetano Quagliariello, il
presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, il
commissario alla ricostruzione sisma 2016 Guido Castelli e il
sindaco di Ascoli Piceno Marco Fioravanti.
I dati, le
esperienze, gli sforzi concettuali e le intuizioni che sono
raccolte in questa ricerca hanno voluto rileggere le criticità e
le potenzialità delle aree più interne e fragili del Paese
secondo una nuova lente, quella della trasformazione digitale.
Secondo quanto esposto da Idone, "da un iniziale approccio che
mira ad individuare le criticità di base e strutturali delle
aree fragili con l'obiettivo di ridurre le differenze e
riconnettere i territori (ad esempio, le strategie per aumentare
i servizi di base delle aree interne e per la connettività delle
aree montane e remote), si passa a una fase più progettuale e
territorializzata che prova a rileggere quelle criticità in
maniera integrata per rendere un territorio più resiliente e più
attrattivo (ad esempio, i progetti pilota per la gestione del
rischio e per lo sviluppo locale)".
Questa traiettoria - emerge dalla ricerca - apre la strada a una
nuova fase in cui un territorio più infrastrutturato e
resiliente viene ora letto per realizzare obiettivi
trasformativi più ampi e costituire comunità e territori a prova
di futuro, dove diventano credibili gli investimenti, il
ripopolamento, una nuova vitalità imprenditoriale, la creazione
di nuove reti e nuove comunità. "Servono scelte coraggiose da
parte della politica e scelte coraggiose da parte di cittadini e
imprese che siano supportate dalla politica, secondo una nuova
alleanza che, grazie anche a tutte le opportunità offerte dal
digitale e dalle nuove tecnologie, possa inserire questi
territori in un circuito più ampio. E serve, d'altra parte - ha
aggiunto la ricercatrice - una rigorosa determinazione esecutiva
per trasformare tali scelte in fatti, superando le molte
difficoltà che caratterizzano il contesto dei complessi sistemi
territoriali oggetto di questa ricerca". In questa visione, lo
scenario di riferimento delle aree fragili non saranno più i
nodi e i poli urbani a cui riconnettersi, ma reti più ampie da
agganciare anche attraverso programmi di cooperazione
territoriale su larga scala, che valorizzino le specifiche
risorse territoriali e i cui impatti ultimi saranno da
rintracciare nell'aumento della coesione territoriale, sociale
ed economica.
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