In attesa di conoscere le decisioni
del Tar in merito al Festival del Balletto di Nervi
(l'affidamento della manifestazione al ballerino Jacopo Bellussi
da parte del Carlo Felice è stato oggetto di un esposto) gli
appassionati di danza hanno di che consolarsi al Teatro della
Tosse assistendo agli spettacoli del progetto "Resistere e
creare" che ieri ha proposto una serata di sicura attrattiva con
il ritorno dell'arte di Carolyn Carlson.Teatro pieno e applausi
a non finire per i tre danzatori che hanno dato vita a
'Islands', tre assoli di forte tensione emotiva: The Seventh
man, A deal with instinct (in prima nazionale) e Room 7.
Danzatrice di straordinaria originalità, la Carlson regala
sempre coreografie visionarie, sospese, cariche di significati,
segnate da una incredibile ricerca gestuale, costantemente
costruita sul suono e sul ritmo. C'è una simbiosi totale,
sempre, tra gesto e suono. In questo si può notare una
caratteristica costante del lavoro dell'artista: quando nel 1982
proprio la Tosse la ospitò nell'allora storica sede
dell'Alcione, in "Underwood" si individuarono le stesse
straordinarie "esigenze" espressive ed esecutive: gesti nervosi,
reiterati fino all'eccesso, improvvisi arresti (quasi a voler
fissare singoli fotogrammi), rallenti, morbidi movimenti delle
braccia o delle gambe, tremiti che invadono l'intero corpo. Un
bagaglio espressivo infinito che la Carlson governa con una
maestria ineguagliabile. Allora la musica era di Renè Aubry,
musicista a lei profondamente legato che compare anche in "Room
7" insieme a Aleksi Aubry-Carlson che firma pure la colonna
energica, vitale e aggressiva di "A deal with instinct", mentre
il primo lavoro è costruito su un impianto sonoro, ritmicamente
incalzante di Guillaume Perret. "The seventh man" era
interpretato da Riccardo Meneghini, dedicatario del lavoro
stesso da parte della Carlson: un lungo, complesso, assolo nel
quale l'uomo muore e rinasce ogni volta "indossando" una nuova
identità.
"A deal with instinct" risale al 2023, è il più recente dei
tre lavori ed è costruito sul danzatore giapponese Yutaka Nakata
con riferimenti alle arti marziali e al buddismo: una
coreografia virile e spirituale insieme che richiede (come del
resto, le altre) una concentrazione e una resistenza fisica non
indifferenti. Infine "Room 7" affidato alla irreprensibile
tecnica di Tero Saarinen, ballerino e coreografo che vanta una
trentennale collaborazione con la Carlson.
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